Mubi ridisegna la strategia globale tra tagli e nuove gerarchie

Mubi ristruttura la leadership e integra The Match Factory. Analisi dei cambi ai vertici, delle uscite strategiche e dell'impatto sul mercato Indie

L’indie studio da 100 milioni di dollari affronta la realtà del mercato post-Cannes integrando The Match Factory e riorganizzando i vertici.

[di Alex M. Salgado]

Mubi, il vorace distributore che ha dominato la Croisette e i sogni degli cinefili con acquisizioni aggressive, sta serrando i ranghi. Secondo quanto rivelato da Deadline, la compagnia ha avviato una significativa riorganizzazione della leadership dei contenuti e un taglio del personale, segnando un punto di svolta tecnico nella sua espansione globale.

Siamo di fronte a una mossa calcolata all'interno di una macchina che conta circa 400 dipendenti sparsi su 14 uffici internazionali. La notizia più rilevante riguarda Jason Ropell, lo storico Chief Content Officer. Ropell abbandona l’operatività quotidiana per affiancare il fondatore Efe Cakarel nella pura strategia aziendale, lasciando la poltrona di CCO vacante, dato che la società non prevede di nominare un sostituto diretto. Al suo posto, ascende Arianna Bocco: l’ex dirigente IFC, entrata in azienda a inizio anno, assume ora la supervisione totale di acquisizioni e distribuzione.

L’architettura interna subisce un’ulteriore fusione strutturale con l’integrazione completa di The Match Factory in Mubi. Michael Weber, il boss di lunga data di TMF, diventa ora Head of Global Production per Mubi. Nonostante l'integrazione, TMF continuerà a gestire le vendite nei territori dove Mubi non possiede una distribuzione diretta, mantenendo operativi gli uffici di Berlino e Colonia. Nel frattempo, la programmazione e le licenze passano sotto la guida congiunta di Chiara Maranon e Uriel Kuzniecki, mentre Danny Kasman mantiene il timone dell'editoria.

LuciSullaScenaMagazine è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornati.

Dietro queste manovre di alto livello, tuttavia, si consuma la realtà dei numeri. Circa una dozzina di dipendenti hanno recentemente lasciato l’azienda accettando pacchetti di uscita, un’opzione offerta a chi non si sentiva di proseguire nel nuovo assetto. Tra le partenze più illustri figura Kevin Chan, Co-Head of Acquisitions, che segue l’uscita di Cate Kane, destinata a un ruolo in Film4. Mubi cercherà ora un unico esecutivo per ricoprire quel ruolo precedentemente condiviso, razionalizzando ulteriormente la catena di comando.

Un portavoce della compagnia ha dichiarato a Deadline: “Mubi sta apportando cambiamenti proattivi alle sue operazioni sui contenuti per soddisfare meglio le esigenze dell'azienda in futuro. La missione e la visione di Mubi non cambiano affatto, ma la nuova configurazione consentirà all'azienda di prendere decisioni più rapide in un mercato competitivo”.

Questa accelerazione decisionale appare necessaria. Mubi, gonfia di un'iniezione di 100 milioni di dollari da Sequoia Capital, deve ora giustificare valutazioni stellari in un mercato spietato. L'ebbrezza di Cannes, dove l'azienda ha speso la cifra esorbitante di 24 milioni di dollari per il dramma di Jennifer Lawrence Die My Love, ha lasciato il posto ai postumi della biglietteria: il film ha incassato solo 11 milioni a livello globale. Aggiungendo a questo le performance domestiche deludenti di titoli come The History Of Sound e le controversie PR legate agli investitori, la necessità di "blindare" la strategia futura diventa imperativa.

--

LuciSullaScenaMagazine è anche su Whatsapp. 

È sufficiente cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornati.