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Sciatunostro: il respiro di Linosa che insegna all'adulto a essere felice

Scopri Sciatunostro, il film rivelazione della Festa del Cinema di Roma. Un'analisi profonda su amicizia, tempo e comunità nell'isola di Linosa.

Alla Festa del Cinema di Roma, il capolavoro di Leandro Picarella non è solo un film, ma un'indagine antropologica sulla memoria, la comunità e la riconquista della felicità.

[di Massimo Righetti]

In un festival cinematografico denso di proposte, alcune opere si impongono con la forza trattenuta della poesia. Sciatunostro di Leandro Picarella, presentato alla Festa del Cinema di Roma, compie proprio questo miracolo: diventa punto di riferimento emotivo e qualitativo dell'intera manifestazione attraverso un esercizio di sottrazione. È un film che ascolta più che raccontare, un'immersione in un universo di delicatezza rara che agisce come antidoto alla cacofonia della contemporaneità. Attraverso la cronaca di un'amicizia infantile sull'isola di Linosa, Picarella costruisce un manifesto antropologico sulla necessità di riscoprire il tempo, la comunità e, in definitiva, noi stessi.

Il cuore pulsante dell'opera è Linosa, un'isola che trascende il suo statuto di quinta scenica per tramutarsi in organismo vivente, in laboratorio dell'elementare dove le coordinate cronologiche sfumano. In luoghi come questo, marginali rispetto ai centri nevralgici della produzione capitalistica, il tempo smette di essere una linea retta e recupera la sua natura ciclica, scandita dalle maree e dal perpetuo ritorno delle stagioni. Questa sospensione temporale permette l'esistenza di legami come quello tra Ettore e Giovannino: un'amicizia assoluta, totalizzante, nutrita dalla semplicità di un'estate fatta di corse, tuffi e segreti condivisi. La loro felicità, costruita con poco, costituisce un potente promemoria di una facoltà che l'età adulta tende sistematicamente a erodere: la meraviglia per il presente. Il film ci mostra come la loro gioia non dipenda dall'accumulo, ma dalla condivisione di un "respiro nostro" – uno sciatunostro, appunto – che è l'essenza stessa della relazione umana, il tessuto connettivo di ogni autentica comunità.

Quando la separazione forzata incombe, introducendo il dolore del distacco, l'opera svela il suo messaggio più profondo. Il giovane Giovannino elabora l'assenza attraverso un atto insieme creativo e comunitario: l'appropriazione della videocamera e dell'archivio di Pino, anziano custode della memoria isolana. Qui, l'immagine diventa veicolo di ricordo, strumento per tessere insieme passato e presente in un arazzo narrativo che oppone resistenza all'oblio. L'archivio di Pino, stratigrafia emotiva composta da Super 8 e VHS, frammenti di vita cristallizzati sulla pellicola, si rivela come memoria collettiva a cui attingere per dare senso al dolore individuale. Questo processo trasforma la nostalgia in atto di resilienza, in prassi comunitaria che ridistribuisce il peso della perdita. Il film sposa così la filosofia malinconica ma non rassegnata de Il tempo non torna più di Fiorella Mannoia, che accompagna i titoli di coda: sebbene il tempo sia irreversibile, le immagini possiedono il potere di salvarne i frammenti dalla dispersione, tramutando la perdita in patrimonio da custodire e trasmettere.

Sciatunostro costituisce una riflessione necessaria sul modo in cui la modernità liquida, per citare Bauman, ha frantumato i nostri sistemi di appartenenza. É un'opera che ci invita a rallentare, a ricordare chi siamo e cosa sognavamo prima che il mondo ci insegnasse a correre. In una società che celebra l'accelerazione perpetua e la produttività come unico metro di valore, Picarella ci riporta a una civiltà che abbiamo dimenticato, quella mediterranea, fondata sulla lentezza feconda, sulla reciprocità, sulla dimensione comunitaria dell'esistenza e su un rapporto autentico con i cicli naturali senza cedere alla tentazione della nostalgia reazionaria proponendo impossibili ritorni a un passato idealizzato.

Il film è un soffio vitale, uno sciatu necessario che ci ricorda come la vera ricchezza risieda nei legami che costruiamo e nella memoria che scegliamo di custodire. Per la sua capacità di parlare un linguaggio universale con grazia disarmante, Sciatunostro non è soltanto per noi il miglior film del festival, ma un'esperienza essenziale per chiunque senta l'urgenza di riconnettersi con la propria umanità.

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