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La Grazia e i giorni che credevamo nostri: elogio del dubbio in un mondo di certezze

Di chi sono i nostri giorni? Analisi dei temi esistenziali ne La Grazia di Sorrentino. Quando il dubbio diventa l'unica forma di bellezza possibile.

Dimenticate la recensione. Le domande di Sorrentino non servono a giudicare un film, ma a scavare nella nostra più intima fragilità. Perché forse la vera grazia sta nel non sapere.

[di Massimo Righetti]

La Grazia Toni Servillo

Lascio perdere le pagelle. Lascio perdere la trama, i tecnicismi. Vorrei invece fare un passo di lato. Perché, con lo scorrere dei titoli di coda, sono rimasto lì, sospeso, con quella strana sensazione addosso di chi è stato appena scoperto.

Perché in La Grazia, che Piper Film dissemina in questi giorni in poche sale selezionate, quasi fosse un indizio prima della rivelazione ufficiale del 15 gennaio, c’è una domanda che non sa stare ferma sullo schermo. È una domanda che prima o poi esce dal buio della sala e ci raggiunge fuori. Arriva mentre guardiamo distrattamente fuori da un finestrino, o mentre ci allacciamo le scarpe in una mattina uguale alle altre. Arriva silenziosa, ma fa il rumore di una frana:

Di chi sono i nostri giorni?'

Paolo Sorrentino, prende questa domanda e la lascia galleggiare nell'aria, leggera e terribile come la polvere in un raggio di sole. Non importa che a porsela sia un Presidente della Repubblica, un uomo di potere, un gigante interpretato da Toni Servillo. Quell'uomo è solo un pretesto. Quell'uomo siamo noi.

Siamo noi che passiamo la vita a edificare fortezze, a riempire agende, a dire "domani farò", convinti di essere i padroni del tempo. Ci illudiamo di tenere il timone ma il mare decide da solo e un silenzio troppo lungo, un ricordo che stona, una fine imprevista ci fa scoprire l'inganno. I giorni appartenevano al dovere. Appartenevano alle aspettative degli altri. Appartenevano al caso, che è il vero, unico sovrano delle nostre esistenze. Mariano De Santis, nel film, si volta indietro e vede un panorama di cose fatte e leggi scritte, eppure sente di essere stato un ospite di passaggio nella sua stessa vita. È una vertigine che conosciamo. La sensazione di essere stati presenti, sì, ma come comparse distratte in un film diretto da qualcun altro.

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In questo smarrimento, però, invece di disperarsi, invece di cercare freneticamente una nuova verità solida a cui aggrapparsi, il film ci suggerisce di fermarci. Di respirare nel vuoto. E ci regala una seconda folgorazione: "La grazia è la bellezza del dubbio".

Viviamo in un tempo che detesta l'esitazione. Bisogna avere opinioni su tutto, subito. Bisogna scegliere, schierarsi, definire. Il dubbio è visto come un difetto di fabbrica, una debolezza da correggere. Sorrentino capovolge tutto. Il dubbio diventa l'unica forma di eleganza possibile.

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Esercitare il dubbio significa ammettere la complessità dell'animo umano. Significa accettare che non esiste una linea netta tra il bene e il male, tra la vittima e il carnefice, tra l'amore e il tradimento. Dimenticate la concessione divina o giuridica che piove dall'alto. La grazia è un'altra cosa. È quel momento sospeso in cui smettiamo di giudicare il mondo. E iniziamo semplicemente a guardarlo. Con la leggerezza un po' spaventata di chi non capisce.

La-Grazia-Anna-Ferzetti-foto-©-Andrea-Pirrello
La Grazia-Anna Ferzetti-foto Andrea Pirrello
È l'immagine di un astronauta che piange nello spazio, dove le lacrime non cadono ma restano lì, sfere d'acqua perfette che fluttuano nel nulla. Ed è l'immagine di Dorotea, la figlia, interpretata da una Anna Ferzetti magistrale. Il suo è un personaggio che sembra abitare una stanza troppo stretta, bloccata nei movimenti, quasi prigioniera della sua stessa vita. Eppure, in quella stasi apparente, i suoi occhi viaggiano. Con una grazia disperata, affida alle sole increspature del volto il compito immane di gridare il disagio e il desiderio. Ci ricorda che anche chi è fermo sta andando da qualche parte, e che spesso il desiderio più forte è proprio quello che non ha lo spazio per esplodere.

Così, il rimpianto smette di essere un veleno. Diventa una forma di conoscenza. Rimpiangere significa ammettere che avremmo potuto essere altro, che la vita è un ventaglio di possibilità mancate e che va bene così. "Non siamo stati bravi", ci dice il film. "Siamo stati eleganti". Abbiamo provato a dare una forma al caos, fallendo magnificamente.

"Di chi sono i nostri giorni?". La domanda torna a bussare. 

Forse la risposta non esiste. O forse la risposta è che i giorni non sono di nessuno. Sono un prestito a scadenza che ci viene concesso per imparare l'arte difficile dell'incertezza. Possedere il tempo è un'illusione da mercanti. Abitare il dubbio, invece, è un privilegio da poeti.

"Di chi sono i nostri giorni?".

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LA GRAZIA
Anno 2025
Durata 133 min
Genere drammatico
Regia Paolo Sorrentino
Soggetto Paolo Sorrentino
Sceneggiatura Paolo Sorrentino
Cast: Toni Servillo, Anna Ferzetti, Orlando Cinque, Massimo Venturiello, Milvia Marigliano, Giuseppe Gaiani, Simone Colombari, Guè
Fotografia Daria D'Antonio
Montaggio Cristiano Travaglioli
Effetti speciali Rodolfo Migliari
Scenografia Ludovica Ferrario
Costumi Carlo Poggioli
Trucco Paola Gattabrusi
Produttore Paolo Sorrentino, Annamaria Morelli, Andrea Scrosati
Casa di produzione The Apartment, Numero10, PiperFilm
Distribuzione in italiano PiperFilm
Data di uscita al Cinema: 15 Gennaio 2025
Ufficio Stampa: PuntoeVirgola MediaFarm
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