Crollo al NYFF per "A House of Dynamite" di Kathryn Bigelow. Dopo le lodi a Venezia, il film riceve fischi e critiche. Netflix cambia strategia Oscar?

Il nuovo film di Kathryn Bigelow, acclamato al Lido, si scontra con una reazione gelida della stampa al New York Film Festival, tra risate e aperte contestazioni. Un caso che solleva interrogativi sulla "bolla" dei festival e spinge Netflix a ricalibrare la sua strategia per gli Oscar.

[di Redazione]

A House of Dynamite

Il percorso di un film nella stagione dei premi è spesso un viaggio imprevedibile, ma raramente si assiste a un'inversione di rotta così netta e rumorosa come quella che sta vivendo A House of Dynamite di Kathryn Bigelow. Appena poche settimane fa, il film sembrava un contendente sicuro per la corsa agli Oscar, forte delle recensioni entusiastiche raccolte alla Mostra del Cinema di Venezia. Oggi, il suo slancio sembra essersi completamente dissolto nel brusio di un'accoglienza disastrosa al New York Film Festival.

La proiezione per la stampa al NYFF si è conclusa in un modo che ha dell'incredibile per un pubblico tipicamente composto e cordiale come quello newyorkese: alla comparsa dei titoli di coda, la sala ha reagito con risate, scherni e persino alcuni fischi. Una reazione così veemente, confermata da numerosi presenti e da commenti sbigottiti sui social media, segna un punto di non ritorno per la percezione critica dell'opera. Questo drastico cambiamento di umore solleva una domanda ricorrente nel circuito festivaliero: esiste una "bolla di Venezia"?. Il Lido, con la sua atmosfera inebriante e l'entusiasmo cinematografico, sembra talvolta creare una camera d'eco di consensi che non sempre sopravvive all'impatto con il mondo esterno. Il caso più emblematico resta Downsizing di Alexander Payne nel 2017, acclamato a Venezia per poi essere demolito dalla critica solo una settimana dopo a Toronto.

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Ma cosa non ha funzionato in A House of Dynamite per la stampa americana? una struttura narrativa profondamente problematica. Sebbene il film parta con una prima mezz'ora tesa e avvincente, sostenuta dalla sontuosa colonna sonora di Volker Bertelmann (pur riecheggiando il suo recente lavoro per Conclave), presto si arena. La narrazione diventa rapidamente ripetitiva, prosciugando tutta l'energia accumulata nel primo atto e vanificando la tensione iniziale. La reazione negativa è stata così severa da spingere Netflix, il distributore del film, a una riconsiderazione delle proprie strategie. Una fonte interna al colosso dello streaming ha infatti rivelato che, in seguito a questo crollo, la priorità per la stagione dei premi non è più A House of Dynamite, bensì un altro titolo, Jay Kelly.

L'eco dei fischi di New York ha già superato quello degli applausi di Venezia, dimostrando quanto velocemente il favore della critica possa evaporare una volta che "la magia svanisce". Nonostante la dura accoglienza newyorkese, per noi di lucisullascenamag.it A House of Dynamite rimane una delle opere più audaci e memorabili presentate alla Mostra del Cinema di Venezia. Dopotutto, la critica è bella perché è varia, e il dibattito che un film sa generare è spesso il primo segno della sua vitalità.

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