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L’Apocalisse è ora: perché la vendita di Warner Bros. è la fine del mondo (cinematografico)

Joseph Singer su Deadline: l'acquisto di Warner Bros da Netflix o Paramount porterà a 10k licenziamenti e alla fine delle sale. Analisi di un disastro

Siamo seduti in prima fila per assistere all’esecuzione pubblica di Hollywood. Che vinca il Grande Algoritmo Rosso o il Figliol Prodigo di Oracle, il risultato puzza di zolfo, licenziamenti e sale vuote. Ecco gli scenari di un incubo da 100 miliardi.

[di Alex M. Salgado]

Apocalypse in Hollywood

Mentre Netflix e Paramount si scambiano colpi di artiglieria pesante sopra i tetti di Burbank, un’offerta da 82 miliardi qui, un rilancio ostile da 108 miliardi là,  la verità, quella brutta e nuda che nessuno vuole ammettere ai cocktail party, è che siamo di fronte a un vicolo cieco evolutivo. A dircelo non è un blogger urlante, ma Joseph M. Singer, produttore e finanziere che ha vissuto nelle trincee degli studios abbastanza a lungo da riconoscere il suono di una granata prima che esploda. In una guest column su Deadline Singer ha emesso la sentenza: non importa chi vince, l'ecosistema di Hollywood perde. È come scegliere se farsi sparare in testa o avvelenarsi col cianuro.

Analizziamo il veleno numero uno: lo scenario Netflix. Sulla carta sembra il trionfo della modernità, il "Red Envelope" che si compra finalmente la storia del cinema. Ma come avverte Singer, se l'affare va in porto, l'algoritmo diventa il distributore. Immaginate un mondo dove Harry Potter e Batman non sono eventi culturali globali, ma semplici righe di codice progettate per tenervi incollati al divano. Singer punta il dito contro la finestra di 17 giorni, un lasso di tempo ridicolo per le sale che Ted Sarandos ha spesso difeso. Se quel modello viene applicato ai blockbuster Warner, il box office collassa. I cinema diventano mausolei deserti e il "pay-one", l'ossigeno finanziario che ha tenuto in vita l'industria, evapora.

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Poi c’è il veleno numero due, quello che David Ellison sta cercando di venderci come la salvezza: l’Impero di Paramount. E qui Singer è brutale nel dissezionare la frode. Non è una fusione, è una contrazione. Unire Paramount e Warner Bros. significa eliminare un acquirente globale dal mercato in una notte. Significa consolidare il vecchio ecosistema della TV via cavo in un unico blocco morente dove il capitale diventa un gioco a somma zero: ogni dollaro speso per un film Paramount è un dollaro tolto a un film Warner. Singer prevede un collo di bottiglia distributivo terrificante: come diavolo faranno a gestire le date di uscita? Immaginate di dover dire al regista del prossimo film DC che il suo lavoro deve slittare, o sparire, perché Top Gun 3 ha bisogno di spazio. Meno competizione significa, citando Singer, "meno prodotti, meno innovazione e prezzi più alti".

LEGGI l'ARTICOLO: La Guerra dei Mondi (mediatici): Paramount lancia una bomba atomica da 108 Miliardi su Netflix e Warner

In entrambi i casi, il risultato è un bagno di sangue occupazionale. Singer stima che una fusione tra Paramount e WBD eliminerebbe tra gli 8.000 e i 10.000 posti di lavoro diretti. Non parliamo di dirigenti con paracadute d'oro, ma di lavoratori veri, dai camionisti della Georgia agli elettricisti di New York, che vedrebbero le loro vite cancellate in nome della "razionalizzazione".

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La parola chiave che Singer sbatte in faccia ai regolatori è Monopsonio. È un termine economico che suona come una malattia, ed è esattamente quello che è. Significa che c'è un solo compratore in città. Se sei uno sceneggiatore o un regista e a quel compratore non piaci, sei finito. La biodiversità del cinema americano verrebbe sacrificata sull'altare dell'efficienza. Singer è chiaro: "Questa fusione deve essere bloccata". Non per proteggere un'azienda, ma per salvare la democrazia culturale americana.

Quindi, mentre guardiamo questi titani sbranarsi, ricordatevi le parole di Singer su Deadline: non è solo una questione di soldi. È una battaglia per decidere chi controllerà i nostri sogni e le nostre storie per il prossimo secolo. E sembra che l'unica cosa certa sia che il cinema, quel vecchio amico caotico e meraviglioso, stia per essere gentrificato fino all'estinzione.

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