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Le associazioni del Cinema unite contro i tagli al Fondo audiovisivo: Non siamo privilegiati, siamo professionisti.

Le associazioni del Cinema unite contro i tagli al Fondo audiovisivo. Comunicato di Wroters Guild Italia

Riceviamo da Writers Guild Italia, il sindacato degli scrittori di cinema, tv e web e volentieri pubblichiamo.

[di Redazione]


Venerdì 24 ottobre, alle ore 17.30, presso l’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone alla 20ª Festa del Cinema di Roma, le associazioni rappresentanti autori e interpreti si sono ritrovate sul red carpet per leggere una dichiarazione ufficiale a nome di tutte le categorie di lavoratori del comparto in merito al taglio del Fondo cinema e audiovisivo.

Le associazioni hanno manifestato contro una narrazione distorta che presenta i vari lavoratori come privilegiati e, per sollecitare l’assoluta necessità di essere consultati nella ridefinizione delle regole della legge di sistema, hanno letto la seguente dichiarazione ufficiale riportata qui di seguito:

“Ci hanno chiamato privilegiati, ladri, parassiti, e invece siamo solo lavoratori.

Il Cinema è un mestiere, svolto da professionisti che del loro lavoro vivono, che con il loro lavoro mantengono le famiglie, in una grande comunità che dagli autori alle maestranze, dagli attori agli amministrativi, dai produttori ai tecnici, e tutte le altre professioni del settore, annovera circa 124.000 persone che sono la base del gigantesco iceberg che tiene a galla tutto il comparto, di cui da fuori si vede solo la punta: quella dei nomi celebri, che ogni qualvolta  si fanno portavoce dei lavoratori meno visibili, sono oggetto di campagne denigratorie, tese a silenziare il loro messaggio e la realtà del settore.

Ma noi siamo tanti.

Viviamo in ogni parte d’Italia, lavoriamo con martelli e chiavi inglesi, con i colori e i pennelli, con forbici e spazzole, con ago e filo, cavi e riflettori, con il corpo la voce e le emozioni; lavoriamo con la penna, le parole, l’immaginazione, contribuendo a mantenere vive la conoscenza la consapevolezza la libertà di pensiero; mondi, lingue, sguardi che esprimono la varietà culturale del nostro Paese.

Come tanti altri lavoratori viviamo nella precarietà e costruiamo giorno per giorno il nostro salario.

Non siamo privilegiati. Siamo i lavoratori del Cinema, un comparto vitale per il tessuto democratico, culturale ma anche economico del Paese.

Da due anni stiamo chiedendo come associazioni rappresentative delle nostre categorie di essere considerati dal Ministero come interlocutori reali, in un tavolo di lavoro permanente per ridisegnare regole chiare, eque, efficaci nell’utilizzo e la distribuzione dei Fondi destinati al settore.

L’unica risposta è una previsione di tagli, ingenti e soprattutto non accompagnati da un progetto di ridefinizione del sistema distributivo.

I soldi si possono usare meglio? Certo, e chiediamo verifiche approfondite, per correggere le storture che danneggiano noi per primi.

Ma quei fondi sono una necessità riconosciuta come essenziale in ogni paese in cui la cultura conti qualcosa, non sono certo un ‘regalo’, e in buona parte provengono dalle imposte che versano le stesse aziende del settore. E servono a nutrire la vita culturale del Paese, a dare al pubblico la varietà e pluralità di cui è abituata a godere, nel rispetto di ogni spettatore: perché il Cinema Italiano è vivo, libero, esportato nel mondo, e quasi ogni settimana la maggioranza dei titoli tra i primi dieci al botteghino sono italiani.

Non lasciamo che si spenga questa vitalità.

Abbiamo molte proposte concrete, perché noi il sistema lo conosciamo. Ci lavoriamo da anni. E non vogliamo più chiedere invano di essere ascoltati: vorremmo, per una volta, che ci si conceda il rispetto dei professionisti che siamo, del valore che veicoliamo, dell’esperienza che possiamo condividere per un sistema più virtuoso.

Noi autori e autrici, tecnici e maestranze ,attori e attrici, così come tutte le altre rappresentanze di categoria, non accetteremo più di essere additati come causa del problema, e contemporaneamente esclusi dalla ricerca delle soluzioni.

Per questo, da oggi, smettiamo di chiedere.

A partire da adesso, noi questo confronto lo pretendiamo”.

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