Del Naufragio degli Dei e Altre Piccole Speranze Tascabili

Un'analisi ironica e poetica della rottura tra Monica Bellucci e Tim Burton. Una riflessione sull'amore e la speranza per noi comuni mortali.

Se gli Dei Naufragano: Vademecum di Sopravvivenza per Navigare tra Bellucci, Burton e l'Amore ai Tempi dei Comunicati Stampa.

[di Massimo Righetti]

Tim Burton, Monica Bellucci - Red Carpet Festa del Cinema di Roma 2022

Una cosa strana, l'amore degli Dei.

Tu pensi che sia diverso dal nostro, che abbiano segreti, che conoscano trucchi che noi nemmeno immaginiamo. Invece gli amori si estinguono anche tra di loro. Ma esistono modalità e modalità. C'è il metodo dei mortali – un fracasso di porte che sbattono, messaggi che languono nell'oblio digitale, minacce di numeri cancellati dall'esistenza. E poi c'è la maniera degli Dei: un gesto netto, asettico, quasi una transazione bancaria. Un comunicato stampa, ad esempio.

Diciannove settembre 2025. Monica Bellucci e Tim Burton. Fine della storia. Così, secco. Come dire: chiudiamo i battenti, grazie per averci guardato. That's all folks!

Crack. 

E tu, umano over 50, profondato nel tuo divano, capti quella notizia e crack. Non è la molla del divano: sei tu che cedi. Il rumore esatto delle illusioni che si rompono. Perché loro non erano una coppia. Erano un’idea. La dimostrazione vivente che si poteva ricominciare. A sessant'anni. Con stile. Con quella grazia che hanno solo quelli che hanno già sbagliato tutto, almeno una volta.

Lei veniva da Vincent Cassel. Lui da Helena Bonham Carter. Due naufragi d’autore. E si erano trovati, come si trovano le cose belle: per caso, in un festival, sedici anni prima, con uno di quegli sguardi che restano lì, appiccicati al tempo come chewing-gum sotto un banco di scuola.

Poi, il grande spettacolo. L'amore in mondovisione. Red carpet, flash, sorrisi studiati. Il mondo intero a pensare: "Ecco, si può fare. Si può amare anche dopo." E tutti noi a sperare che fosse vero.

Ma c'è una cosa che nessuno ti dice sull'amore degli Dei: che anche loro, alla mattina, si svegliano. E lui ha l'alito cattivo. E lei ha i capelli arruffati. E bisogna decidere cosa fare per colazione. E lì, tra un cornetto e un caffè, che scopri che dirigere la tua donna in un film è infinitamente più complicato che sognarla chiuso in ascensore.

Perché una cosa è fantasticare Monica Bellucci. Un'altra è dirle: "Stop. Rifai la scena, non mi convince."

E così, crack.

Il rumore che hai sentito, uomo di mezza età, era il suono del mondo che tornava brutalmente normale. Dopo Brad e Angelina, che ci avevano insegnato che si può litigare per un vigneto anche se si è belli come statue greche,  ecco la conferma: le favole le fanno al cinema. Nella vita vera, anche gli Dei inciampano.

Ma è qui che sbagli. È qui che lo spettacolo diventa magnifico.

Il naufragio di Tim e Monica non è una condanna, è un'emancipazione. Ci libera dalla tirannia dell'eccezionalità, dall'obbligo di possedere una storia "da pellicola". Ci restituisce il diritto a un amore ordinario, che magari non sboccia su un red carpet, ma tra le corsie di un supermercato, in una proiezione al cinema e non si chiude con un comunicato stampa, bensì con un più onesto "non siamo più noi". O con un liberatorio "ma vaffanculo".

Perché vedi, la domanda sbagliata è: "Se lasciano anche la Bellucci, che speranza ho io?"

La domanda giusta è: "Se persino loro, con tutto quel cinema addosso, sono caduti nella vita vera... non sarà che la vita vera è l'unico posto dove vale la pena stare?"

Loro hanno provato a fare gli Dei. Sono tornati umani. Ed è il regalo più bello che potessero farci.

La felicità, quella vera, non la servono sui tappeti rossi o in un Campari party. La fanno nelle cucine, la domenica mattina, quando lei ti dice che hai dimenticato di comprare il latte e tu, invece di arrabbiarti, vai a comprarlo. E torni. E lei è ancora lì.

Questo è l'amore. Tutto il resto è spettacolo.

Fine della storia.