Scopri i vincitori del 78° Festival di Cannes. Dettagli sui film premiati e l'impatto di un'edizione storica
Cannes 2025 premia l'arte come strumento di dissidenza e riflessione sociale.
[di Alex M. Salgado]
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Un simple accident - Jafar Panahi |
Il 78° Festival di Cannes, svoltosi dal 13 al 24 maggio 2025, si è confermato ancora una volta un crocevia fondamentale per il cinema mondiale, celebrando opere capaci di catturare l'attenzione della critica e del pubblico e offrendo prove rassicuranti che l'arte cinematografica continuerà a resistere e prosperare. La scelta di premiare un film come Un simple accident di Jafar Panahi, un regista dissidente, ha evidenziato una chiara intenzione curatoriale del festival di sostenere il cinema come potente strumento di espressione politica e di resistenza, trascendendo la mera valutazione estetica e mantenendo la sua rilevanza come barometro culturale e politico. Di seguito un resoconto dei vincitori, con un'analisi critica personale.
Palma d'Oro: Un simple accident di Jafar Panahi
Un simple accident, diretto dal celebre regista dissidente iraniano Jafar Panahi, è una coproduzione tra Iran, Francia e Lussemburgo, classificato come thriller con elementi drammatici e di fantascienza. La trama si dipana a partire da un incidente automobilistico apparentemente minore, che conduce il protagonista Vahid a incontrare un meccanico in cui crede di riconoscere il suo ex torturatore in prigione. Questo incontro innesca un'odissea in cui Vahid raduna altre vittime per verificare l'identità del presunto aguzzino, contemplando giustizia e vendetta.
L'opera è stata realizzata in clandestinità da Panahi, sfidando un divieto ventennale di fare film e viaggiare imposto nel 2010. L'ispirazione per il film scaturisce dalle testimonianze che Panahi stesso ha raccolto durante le sue detenzioni.
Il film rappresenta un'esplorazione intelligente e simbolica della giustizia che contamina umorismo nero con i suoi temi più laceranti. Si tratta di un'opera politicamente dirompente e formalmente inventiva, ma anche profondamente umana, una narrazione avvincente che culmina in un finale inaspettatamente devastante. La sua natura di resistenza politica cinematografica nella forma più pura e il suo carattere intimamente personale, che riflette la realtà vissuta da Panahi, ne fanno un'opera di un'autenticità e urgenza politica straordinarie.
LEGGI LA RECENSIONE COMPLETA --- >Jafar Panahi al Festival di Cannes 2025: Il trionfo della resilienza tra applausi e urgenza politica
La Palma d'Oro non è solo un riconoscimento artistico, ma un'affermazione globale del suo coraggioso atto di sfida. La capacità di Panahi di affrontare temi come la tortura, la giustizia e la violenza di stato attraverso allegoria e umorismo nero lo trasforma in un capolavoro contemporaneo, un film asciutto, essenziale, teso come una corda, che delinea una parabola cristallina sulla repressione e l'orrore, di una potenza reale, agghiacciante.
Il film sarà distribuito in Italia grazie a Lucky Red.
Grand Prix: Affeksjonsverdi (Sentimental Value) di Joachim Trier
Affeksjonsverdi è diretto da Joachim Trier, che ha anche co-firmato la sceneggiatura con Eskil Vogt. Si tratta di una produzione norvegese, con coproduzioni da Francia, Germania, Danimarca e Regno Unito. Il film è una commedia drammatica e un toccante psicodramma familiare. La trama segue due sorelle, Nora e Agnes, che, dopo la morte della madre, si confrontano con il loro padre distante, Gustav, un ex celebre regista. Gustav cerca di rilanciare la sua carriera realizzando un film autobiografico sul suicidio di sua madre, offrendo il ruolo principale a Nora, che però declina. Il film esplora le loro relazioni fratturate e le intersezioni tra arte, famiglia e trauma.
Il film è sublime e rappresenta una masterclass di brillantezza eterea e inquietante. Trier si avvicina alla sensibilità bergmaniana, amplificando un sottile umorismo che rende il dolore sopportabile. La sua abilità nell'integrare delicatezza e uno stile d'autore accessibile consente di esplorare temi profondamente laceranti e complessi come il trauma familiare, la salute mentale e il suicidio senza diventare eccessivamente cupo o alienante. Questo equilibrio è stato fondamentale per la sua acclamazione universale.
Inoltre, la narrazione meta-cinematografica, incentrata su un regista che tenta di trasformare il trauma personale in arte, offre un commento sofisticato sull'industria e sulla funzione catartica del processo creativo. È un piccolo film caldo che pone grandi domande ardenti sulla natura del cinema e del cuore umano.
Il film sarà distribuito in Italia grazie a Teodora Film e Lucky Red
Premio della Giuria (ex aequo): Sirât di Óliver Laxe e Sound of Falling (In die Sonne schauen) di Mascha Schilinski
Sirât di Óliver Laxe
Sirât è un film drammatico co-sceneggiato e diretto da Óliver Laxe. È una coproduzione tra Spagna e Francia e, pur essendo un dramma, incorpora elementi di road movie esistenziale e fantascienza apocalittica. La trama segue Luis, un padre, e il suo giovane figlio, Esteban, alla ricerca della figlia scomparsa di Luis nei deserti del Marocco meridionale, tra rave party clandestini. Il loro viaggio si trasforma in un'odissea attraverso realtà estreme e limiti personali, specialmente dopo che le autorità interrompono un rave a causa di una crisi globale quasi apocalittica.
Il film è stato girato in Super 16mm e le riprese principali si sono svolte in Spagna e Marocco, affrontando condizioni estreme come caldo torrido e tempeste di sabbia.
Il film è una deflagrazione artistica di altissima intensità e un'esperienza cinematografica indimenticabile. La sua visione brillantemente bizzarra e il mix enigmatico che ricorda Zabriskie Point contaminato con Fury Road lo rendono sorprendentemente originale, stranamente esilarante e profondamente inquietante. Le scelte di sound design immersivo e una cinematografia mozzafiato trasformano Sirât in un esperimento sensoriale, dove l'esperienza uditiva e visiva diventa il veicolo principale per trasmettere temi esistenziali. L'ambientazione nel deserto marocchino, il coinvolgimento con la cultura rave e l'uso simbolico del titolo "Sirât" (un ponte insidioso nella tradizione islamica) si fondono per formare una potente allegoria delle lotte umane contemporanee. È una vera e propria deflagrazione cinematografica.
LEGGI LA RECENSIONE COMPLETA --> Sirât: L'Odissea Mistica di Oliver Laxe Infiamma Cannes e Scuote le Coscienze
Sound of Falling (In die Sonne schauen) di Mascha Schilinski
Sound of Falling è il dramma tedesco co-sceneggiato e diretto da Mascha Schilinski, insieme a Louise Peter. Il film è concepito come un gotico che incontra il classico, cinema d'autore con la A maiuscola. La trama segue quattro generazioni di ragazze — Alma, Erika, Angelika e Lenka — le cui vite sono sottilmente interconnesse da un'unica fattoria a quattro lati nella regione tedesca dell'Altmark. Le loro storie, che si estendono per oltre un secolo, rivelano tracce del passato che emergono attraverso i loro rispettivi presenti, esplorando la condizione femminile e i traumi condivisi.
Il film è squisito e sorprendentemente equilibrato nella sua ambizione. Schilinski estrae un'immensa tristezza dalla poetica segreta dell'infanzia. Le sue scelte formali distintive, in particolare la sobrietà stilistica e l'innovativa regia, insieme a un potente sound design, creano l'atmosfera spettrale del film e trasmettono con forza il ricorrente dolore fantasma dell'oppressione politica e sociale subita dalle donne attraverso le generazioni.
Tracciando meticolosamente le vite di quattro generazioni di donne all'interno dell'ambientazione confinata e immutabile di un'unica fattoria, il film utilizza una micro-narrazione per commentare implicitamente la storia tedesca più ampia e le lotte durature, spesso cicliche, della condizione femminile nel corso di un secolo. Nonostante qualche riserva per il suo essere eccessivamente cupo, è un'opera ambiziosa che mette in scena la condizione femminile con un raffinato gusto compositivo.
Il film sarà distribuito in Italia grazie a I Wonder Pictures.
Miglior Regia: Kleber Mendonça Filho per O Agente Secreto (The Secret Agent)
O Agente Secreto è diretto da Kleber Mendonça Filho, che ha anche firmato la sceneggiatura. È un thriller politico storico brasiliano, coprodotto con Francia, Paesi Bassi e Germania. Ambientato in Brasile nel 1977, durante la dittatura militare, il film segue Marcelo, un esperto di tecnologia in fuga a Recife, che spera di ricongiungersi con il figlio. Si ritrova in una città tutt'altro che un rifugio, coinvolto in turbolenze politiche, con elementi di spionaggio industriale, mafia e assassini.
Mendonça Filho riceve meritatamente il premio per la miglior regia per una partitura cinematografica ludica, corale e sofisticata in un arpeggio narrativo vertiginoso, che rivela la memoria oscura del Brasile sotto la dittatura.
L'uso di un'architettura apparentemente complessa e di una narrazione frammentata e stratificata non è meramente stilistico, ma serve come profonda rappresentazione metaforica della memoria nazionale frammentata del Brasile e delle verità elusive, spesso celate, della sua dittatura militare. La complessità della narrazione costringe il pubblico a ricomporre attivamente gli eventi, in modo simile a come una società potrebbe affrontare il proprio passato nascosto.
Inoltre, inserendo numerosi riferimenti cinematografici e utilizzando un cinema come luogo di incontro clandestino, O Agente Secreto eleva il cinema oltre l'intrattenimento, ritraendolo come uno spazio cruciale per preservare la memoria collettiva, favorire la sovversione e consentire la resistenza contro regimi oppressivi. È un monito civile sulla dittatura militare del Brasile anni Settanta: onesto e necessario.
Il film sarà distribuito in Italia grazie a Minerva Pictures.
Miglior Sceneggiatura: Jean-Pierre e Luc Dardenne per Jeunes Mères
Jeunes Mères è diretto, scritto e prodotto da Jean-Pierre e Luc Dardenne. È un dramma belga, coprodotto con la Francia. La trama segue cinque madri adolescenti — Jessica, Perla, Julie, Ariane e Naïma — che soggiornano in una casa di maternità a Liegi. Ciascuna affronta situazioni precarie e sfide uniche nella loro vita di giovani madri, cercando un futuro migliore per sé stesse e per i loro figli. L'ispirazione per il film è nata da un'indagine condotta dai fratelli Dardenne in una maison maternelle.
Jeunes Mères segna un'evoluzione significativa nell'umanesimo neo-realista distintivo dei fratelli Dardenne, transitando dalla loro tradizionale attenzione alla lotta individuale a un film corale che enfatizza la resilienza collettiva e la speranza, offrendo un tono più luminoso pur rimanendo profondamente ancorato nella precarietà sociale.
I Dardenne ritrovano la loro voce più autentica, offrendo un ritratto speranzoso della resilienza umana nonostante tutte le avversità. L'intimo ritratto di giovani madri in una maison maternelle funge da gesto politico sottile ma potente, sostenendo implicitamente il ruolo cruciale dei servizi pubblici e dei sistemi di supporto nella difesa delle popolazioni vulnerabili. Il film diventa un argomento artistico per la conservazione e il rafforzamento dei servizi pubblici, dimostrando il loro impatto tangibile sulle vite individuali e sul benessere collettivo senza ricorrere a retorica politica esplicita.
Il film sarà distribuito in Italia grazie a BIM Distribuzione e Lucky Red
Miglior Interpretazione Femminile: Nadia Melliti per La Petite Dernière
La Petite Dernière è diretto da Hafsia Herzi. È un dramma francese, con coproduzione tedesca. La trama segue Fatima, una diciassettenne che vive nella periferia parigina con la sua amorevole famiglia musulmana algerina. Studentessa modello, si iscrive a una facoltà di filosofia a Parigi. Mentre si emancipa dalle tradizioni familiari, scopre la sua omosessualità e lotta per conciliare la sua fede con i suoi desideri nascenti e la sua identità. Il film è un adattamento dell'omonimo romanzo autobiografico di Fatima Daas.
L'interpretazione di Nadia Melliti, con il suo ritratto caratterizzato da un volto impassibile, sguardo ostinato e orgoglio naturale, che incarna efficacemente le complesse contraddizioni interne di Fatima e il suo viaggio di scoperta di sé, rende palpabile la lotta sfumata del personaggio senza ricorrere a drammi esterni espliciti.
Il film evita ritratti stereotipati delle famiglie musulmane, presentando invece la famiglia di Fatima come amorevole e di supporto, con il conflitto centrale rappresentato come una lotta interiore. Questo approccio consente un'esplorazione più sfumata e universalmente riconoscibile dell'identità, della fede e della sessualità. È un racconto di emancipazione in un film puro e misurato che non cede al discorso militante.
Premio Speciale: Bi Gan per KUANG YE SHI DAI (Resurrection)
KUANG YE SHI DAI (Resurrection) è diretto e scritto da Bi Gan. È una coproduzione tra Cina e Francia, con il coinvolgimento degli Stati Uniti. Il film, a metà tra dramma e fantascienza, è una fuga onirica e quasi del tutto inclassificabile. La trama si svolge in un futuro in cui l'umanità ha perso la capacità di sognare, ma una donna scopre una creatura (un Fantasmer) che è ancora in grado di farlo. La donna entra nei sogni del mostro, usando la sua capacità di percepire le illusioni per scoprire le verità all'interno delle sue visioni della storia cinese.
Il film è articolato in sei capitoli, ciascuno dei quali rappresenta uno dei cinque sensi più la mente. Presenta una notevole ripresa in piano sequenza di 30 minuti, girata di notte, con una sola ripresa possibile al giorno.
Il film è profondamente misterioso con effetti visivi spettacolari e un lavoro di autentica arte. La ripresa di 30 minuti è concepita in modo mozzafiato e realizzata in modo sorprendente, una meraviglia assoluta. Le audaci scelte formali di Bi Gan e la struttura narrativa frammentata e basata sulla logica onirica, non sono semplici dimostrazioni tecniche, ma servono come strategia artistica deliberata per incarnare i temi del film: sogni perduti, memoria frammentata e la natura elusiva della verità all'interno della storia cinese. Questo rende la forma inseparabile dalla profondità concettuale del film.
L'ambizione di Resurrection di resuscitare la storia del cinema del XX secolo, un'epoca alla volta, attraverso i suoi diversi generi, stili ed espliciti riferimenti al cinema delle origini, lo posiziona come una profonda riflessione meta-cinematografica e un'elegia per una forma d'arte. Nonostante la narrazione sia a tratti opaca o semplicemente labirintica senza alcuna trama o risoluzione convenzionale, è una sinfonia audiovisiva di valore assoluto e un'opera letteralmente fuori norma, inclassificabile, smisurata.
Il film sarà distribuito in Italia grazie a I Wonder Pictures.
Camera d'Or (Miglior Opera Prima): The President's Cake di Hasan Hadi
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