$type=ticker$count=12$cols=4$cate=0

Norimberga: L’incubo americano riflesso nello specchio della Storia

Recensione di Norimberga: Russell Crowe e Rami Malek in un film che usa la storia per svelare l'incubo dell'America di oggi. In sala il 18/12.

Esce il 18 dicembre il film di James Vanderbilt con Russell Crowe e Rami Malek. Un thriller storico che usa il 1945 per raccontare l'incubo politico e il narcisismo del 2025.

[di Alex M. Salgado]

Russell Crowe - Norimberga

Debutta nelle sale italiane questo giovedì 18 dicembre, distribuito da Eagle Pictures, Norimberga (Nuremberg), l’ultima fatica registica di James Vanderbilt. Presentato al 43° Torino Film Festival, il lungometraggio si inserisce nel filone del dramma storico con l’ambizione non solo di ricostruire, ma di ammonire. Tratto dal saggio Il Nazista e lo Psichiatra di Jack El-Hai, il film schiera un cast di pesi massimi: un Russell Crowe in stato di grazia nei panni del Reichsmarschall Hermann Göring, un Rami Malek nevrotico e febbrile in quelli dello psichiatra dell’esercito Douglas Kelley, e un Michael Shannon austero nel ruolo del procuratore Robert H. Jackson.

GUARDA IL TRAILER:

La trama, per chi si aspettasse il solito legal drama, riserva una deviazione sostanziale. Vanderbilt, penna acclamata di Zodiac, sceglie di confinare gran parte dei 148 minuti di durata non nell’aula di tribunale, ma nelle celle di detenzione di Mondorf-les-Bains. Qui, il tenente colonnello Kelley è incaricato di valutare l’idoneità mentale dei gerarchi nazisti. Il suo obiettivo segreto? Trovare il "patogeno del nazismo", isolare la follia clinica che giustifichi l'orrore. Ma ciò che trova è, tragicamente, una disarmante normalità.

Cinematograficamente parlando, siamo di fronte a un’opera dall’impianto solido e volutamente classico. Vanderbilt dirige con mano ferma, affidandosi quasi interamente al duello attoriale. Se Crowe domina la scena con un gigionismo consapevole, regalando a Göring un’intelligenza seduttiva e manipolatoria, Malek lavora di sottrazione e tic, incarnando l'impotenza della ragione di fronte al carisma del male.

LuciSullaScenaMagazine è anche su WhatsappÈ sufficiente cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornati.

Tuttavia, fermarsi alla superficie della ricostruzione d'epoca sarebbe un errore miope. Il vero cuore pulsante di Norimberga, e il motivo per cui merita il prezzo del biglietto, non risiede nel 1945, ma nel 2025. C’è un filo rosso, anzi nerissimo, che collega la cella di Göring all’America contemporanea, trasformando il film in uno specchio deformante del nostro presente.

È proprio nell'esplorazione di questo specchio che il film sferra il suo colpo più duro. Come emerso dalle interviste promozionali, Norimberga è un film sull’America di oggi, descritta da Rami Malek senza mezzi termini come "un incubo afflitto da deliri di grandezza". La battuta pronunciata da Göring, "Hitler ci ha fatto sentire di nuovo tedeschi", risuona con un’eco sinistra che scavalca ottant'anni di storia per atterrare direttamente nei comizi elettorali del "Make America Great Again".

LEGGI LE DICHIARAZIONI DI RAMI MALEK: L'inquietante attualità di NUREMBERG: perché un film sul 1945 è il commento più feroce sul 2025

Vanderbilt ci costringe a guardare il mostro e a trovarlo inquietantemente simpatico. Il Göring di Crowe è un padre affettuoso, un uomo di spirito, un patriota. È il prototipo del leader populista "detossificato" che vediamo avanzare nelle democrazie occidentali: figure che non si presentano con la bava alla bocca, ma con la promessa di restituire orgoglio e identità a nazioni smarrite. Il film suggerisce che il fascismo non conquista con la paura, ma con l'amore per se stessi, con il narcisismo elevato a sistema politico, normalizzando l'estremismo con la stessa facilità con cui Göring normalizza i suoi crimini davanti a uno psichiatra affascinato. In questo senso, Norimberga cessa di essere un film storico per diventare un horror psicologico sull'attualità. Ci mostra che il male non è una malattia esterna da curare, ma una potenzialità latente in chiunque, pronta a riattivarsi non appena il contesto sociale lo permette.

In definitiva, Norimberga è un film necessario, non tanto per i suoi meriti estetici, pur presenti nella fotografia plumbea di Dariusz Wolski, quanto per la sua urgenza civile. È un avvertimento lanciato a un Occidente che, come il dottor Kelley, rischia di avvicinarsi troppo all'abisso nel tentativo di comprenderlo, finendo per esserne sedotto. Da vedere, non per ricordare chi eravamo, ma per capire cosa rischiamo di diventare. Ancora una volta.

--

LuciSullaScenaMagazine è anche su Whatsapp

È sufficiente cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornati.


COMMENTS

Loaded All Posts Not found any posts VIEW ALL Readmore Reply Cancel reply Delete By Home PAGES POSTS View All RECOMMENDED FOR YOU LABEL ARCHIVE SEARCH ALL POSTS Not found any post match with your request Back Home Sunday Monday Tuesday Wednesday Thursday Friday Saturday Sun Mon Tue Wed Thu Fri Sat January February March April May June July August September October November December Jan Feb Mar Apr May Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec just now 1 minute ago $$1$$ minutes ago 1 hour ago $$1$$ hours ago Yesterday $$1$$ days ago $$1$$ weeks ago more than 5 weeks ago Followers Follow THIS PREMIUM CONTENT IS LOCKED STEP 1: Share to a social network STEP 2: Click the link on your social network Copy All Code Select All Code All codes were copied to your clipboard Can not copy the codes / texts, please press [CTRL]+[C] (or CMD+C with Mac) to copy Table of Content