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Paura, Delirio e Tax Credit: Terry Gilliam al TFF prende a calci l'algoritmo (e la Meloni)

Al TFF Terry Gilliam attacca il Tax Credit italiano, ironizza sulla cultura woke e svela il nuovo film con Johnny Depp nei panni di Satana.

Il regista visionario atterra a Torino come un uragano: tra insulti a Netflix, lodi a Satana e un “Grazie” avvelenato al governo italiano.

[di Alex M. Salgado]

Terry Gilliam al Torino Film Festival

Siamo a Torino, è novembre, e l'aria è fredda abbastanza da congelare i pensieri mediocri. Ma dentro la sala conferenze del Torino Film Festival, la temperatura è salita vertiginosamente. Non per il riscaldamento globale, ma perché Terry Gilliam è entrato nell'edificio. A 85 anni (quasi), l'ex Monty Python non è venuto qui per farsi imbalsamare con un premio alla carriera. È venuto per lanciare bombe a mano.

Gilliam ha ricevuto la Stella della Mole, sì, ma la sua reazione non è stata quella del nonno che ringrazia per la torta di compleanno. Ha guardato quel premio e ha visto un cronometro. "Sono venuto qui perché Scorsese ha ricevuto un premio e io cerco di tenere il passo con lui", ha ghignato al microfono, con quella sua aria da stregone pazzo che ne sa una più del diavolo. "Non so chi morirà prima, ma voglio fare parte di quella cerchia".

Ecco, il tono è questo. Se vi aspettavate retorica celebrativa, avete sbagliato sala. Qui si parla di sopravvivenza.

L'Algoritmo è il Nemico (e i Marvel sono Hamburger)

Se c'è una cosa che manda Gilliam fuori di testa, è la sterilità del cinema moderno. Mentre tutti si inchinano all'altare dell'Intelligenza Artificiale, lui ci sputa sopra. Per lui, la differenza tra "Fantasia" e "Immaginazione" è una guerra di trincea: la prima è statica, morta; la seconda "può partire in tutte le direzioni".

E oggi? Oggi siamo schiavi dei dati. Gilliam ha raccontato di amici sceneggiatori terrorizzati da Netflix, dove non sono più i produttori a darti note sulle sceneggiature, ma le macchine. "L'algoritmo gli dice: 'Quella scena in casa non funzionerà per gli spettatori dai 16 ai 18 anni, quindi devi cambiarla'. Questa è la follia totale".

Per Gilliam, l'industria si nasconde dietro ai numeri per uccidere il rischio. E i film Marvel? Non nominateli nemmeno, a meno che non abbiate fame di fast food scadente. "Sono tecnicamente molto buoni, ma sono come gli hamburger di McDonald's", ha sentenziato. "Sai cosa otterrai, ti danno esattamente la stessa cosa. Non ci sono nani, non ci sono battute al limite politicamente scorrette. Tutto deve essere assolutamente standardizzato".

Time-Bandits-TV-Adaptation-by-Taika-Waititi-and-Jemaine-Clement
Ma il vero veleno Gilliam lo ha riservato per la serie TV Time Bandits. Non ci è andato leggero: l'ha definita "una m***a". E il motivo non è solo artistico, è un tradimento morale. Gilliam ha spiegato che Taika Waititi, inizialmente coinvolto, ha fatto l'errore di diventare troppo popolare e sparire, lasciando la nave alla deriva. Ma la vera pugnalata alla schiena? I nani. O meglio, la loro assenza. "Quello che mi ha fatto arrabbiare è che mi hanno nascosto il fatto che non c'erano nani, non c'erano persone piccole", ha tuonato Gilliam. "Ci ho messo molto tempo a scoprire la verità". La sua diagnosi sul fallimento della serie è brutale e scientifica: "La ragione del fallimento è stata la mancanza di nani". 

Chiamatemi Loretta: Gilliam contro la Woke Culture

Qui il terreno si fa scivoloso, ma Gilliam ci pattina sopra con la grazia di un elefante ubriaco. Non ne può più di essere il capro espiatorio di tutti i mali del mondo solo perché è un maschio bianco eterosessuale. Ha tirato fuori un aneddoto sulla BBC, rea di aver bandito la comicità alla Monty Python perché "non commissioniamo più maschi bianchi, puntiamo alla diversità".

La risposta di Gilliam? Puro teatro dell'assurdo. "Come uomo bianco sono stanco di essere accusato di tutto ciò che accade nel mondo. Potete per favore ora chiamarmi Loretta? Sono una lesbica nera in transizione".

Ridevano i tedeschi quando gliel'ha detto a Monaco, ridevano meno i giornali inglesi il giorno dopo. Ma sotto la provocazione c'è un avvertimento serissimo, forse il più importante della giornata: "Quando non si riesce a distinguere tra umorismo e odio, allora siamo fottuti. E signori, siamo pericolosamente vicini a quel punto. L'umorismo serve a capovolgere il mondo, a mostrarci che come specie siamo assurdi. Se smettiamo di ridere della nostra assurdità, ci rimane solo la rabbia."

Satana è Disoccupato (e l'Italia ha perso l'occasione)

Johnny Depp
Ma veniamo alla ciccia. Il nuovo film. Il progetto mostruoso intitolato The Carnival at the End of Days. La trama è geniale: Dio (Jeff Bridges) ne ha piene le scatole di noi umani che abbiamo rovinato il suo bel giardino e decide di sterminarci. Chi ci difende? Satana.

Perché? Per bontà d'animo? Macché. Per sindacalismo. "Senza l'umanità Satana resterebbe senza lavoro", spiega Gilliam. "E io so cosa significa non avere un lavoro". Satana sarà interpretato da Johnny Depp, che a quanto pare è fedele a Gilliam come un cane da guerra: "Johnny ha detto che avrebbe interpretato il diavolo per me se avessi trovato i soldi".

E qui arriva la nota dolente, quella che fa fischiare le orecchie a Roma. Il film doveva essere girato a Cinecittà. Doveva portare milioni, prestigio, star. E invece? Invece Gilliam ha annunciato che non girerà un solo metro di pellicola nel Bel Paese.

Il motivo? Il Tax Credit. Il governo ha abbassato l'aliquota dal 40% al 30%. Quel 10% in meno, su un budget indipendente e colossale, è una condanna a morte. "Ero entusiasta all'idea di girare a Cinecittà, ma con queste nuove regole non succederà mai, è molto triste".

La stoccata finale è arrivata con un sorriso amaro: "Grazie Meloni". Mentre Mel Gibson si gode la sua Passione tra i Sassi di Matera, Gilliam porta il suo Diavolo e il suo Dio altrove, probabilmente dove i commercialisti sanno fare meglio i conti.

paura e delirio a Las Vegas

Latte in Polvere e Pentole a Pressione

Prima di chiudere, un tuffo nel passato con Paura e delirio a Las Vegas. Un film che all'epoca fu un disastro e oggi è un culto. Perché fallì? Gilliam ha esposto la sua "Teoria della Pentola a Pressione". Non fu solo colpa di Godzilla, uscito nello stesso weekend. Il vero colpevole fu il calendario accademico. Il film era progettato come un'arma virale per gli studenti universitari intelligenti, quelli che leggevano i libri e capivano il delirio. "Se fossero stati all'università", ha spiegato Gilliam mimando l'effetto, "si sarebbe creato un effetto pentola a pressione". Uno studente lo vede, impazzisce, lo racconta al compagno di stanza, la voce gira nel campus chiuso e boom, il fenomeno esplode. Invece? "Era il weekend in cui andavano in vacanza". Il pubblico era disperso sulle spiagge o a casa dei genitori. La pressione è svanita, il vapore è uscito, e il film è morto in sala, per poi risorgere come un Lazzaro sotto acidi solo grazie al mercato Home Video.

E per chi si chiedeva cosa sniffasse davvero Johnny Depp sul set per sembrare così fuori di testa, Gilliam ha svelato il trucco del mestiere, distruggendo ogni mitologia rock'n'roll: "Feci sniffare Depp, ma era solo latte in polvere". Niente cocaina, solo lattosio e sofferenza nasale.

Terry Gilliam lascia Torino con una stella in mano e un dito medio alzato verso il conformismo. Il cinema, quello vero, quello che sorprende e sciocca, è ancora vivo. Ma ha bisogno di rischiare, di ridere di tutto e, possibilmente, di un bravo commercialista che non gli tagli le gambe.

LEGGI ANCHE: Il Vangelo secondo Spike: come il Messia di Brooklyn ha benedetto (e sconvolto) Torino

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