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The Voice of Hind Rajab al Giulio Cesare: Il Cinema come Atto di Memoria Militante con Amnesty International Italia

Cronaca della serata per "The Voice of Hind Rajab". Le parole di Riccardo Noury su genocidio a Gaza, complicità internazionale e il dovere di agire

A Roma, Riccardo Noury introduce il film di Kaouther Ben Hania con una denuncia senza sconti: "È un genocidio pianificato. Sarà difficile perdonare chi non ha raccolto la richiesta di aiuto di Hind".

[di Redazione]

Hind Rajab

Nella cornice della rassegna Venezia a Roma e nel Lazio, il cinema Giulio Cesare ha accolto un evento di straordinaria pregnanza civile ed emotiva: la proiezione di The Voice of Hind Rajab di Kaouther Ben Hania uscito al cinema grazie a  I Wonder Pictures. Ben oltre una semplice visione cinematografica, la serata si è trasfigurata in un momento di riflessione collettiva di rara intensità, grazie all'introduzione magistrale di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. Un'opera necessaria e lacerante che, come ha osservato con lucida precisione il moderatore Massimo Righetti, ci sottopone a una prova estrema pur rimanendo imprescindibile.

Cinema Giulio Cesare di Roma
"Il film non è tratto da una storia vera, è una storia vera". Il racconto si dispiega attorno alla straziante vicenda della piccola Hind Rajab, sei anni, intrappolata in un'automobile a Gaza, circondata dai corpi senza vita dei propri familiari, falciati dal fuoco israeliano. Per ore interminabili, la sua voce ha implorato soccorso attraverso la linea telefonica della Mezzaluna Rossa, prima di dissolversi nell'abisso del silenzio. Una tragedia che l'opera cinematografica ricostruisce attraverso una scelta estetica radicale: sottrarre l'immagine per denudare il suono, costringendo lo spettatore a un'esperienza di ascolto devastante che si trasmuta in testimonianza pura.

Riccardo Noury ha introdotto la proiezione con parole gravide di urgenza morale, delineando immediatamente la complessità emotiva dell'evento.

"Hind ha chiesto un soccorso", ha esordito con voce ferma, "l'ha chiesto alle persone che avrebbero potuto soccorrerla, persone palestinesi, lei bambina palestinese sfollata a forza dall'esercito israeliano e questo film racconta com'è andata. Però forse la parola che rende più la complessità di questa situazione è che ha chiesto non solo soccorso ai soccorritori, ma ha chiesto aiuto al mondo e il mondo si è girato dall'altra parte con alcune poche eccezioni".

Cinema Giulio Cesare di Roma
Il portavoce ha poi affrontato con coraggio intellettuale una terminologia spesso relegata nell'indicibile, illustrando la posizione inequivocabile di Amnesty International. "Siamo state tra le organizzazioni in Italia sicuramente la prima, a usare quella parola tabù che se presa dal vocabolario del diritto internazionale non deve spaventare". Ha proseguito con determinazione incrollabile: "quando diciamo che è in corso da 2 anni un genocidio una striscia di Gaza occupata, stiamo parlando con il vocabolario del diritto internazionale e se qualcuno pensa che le parole siano schiave della storia sbaglia. Le parole devono farla la storia, devono informare la storia".

LEGGI LA NOSTRA RECENSIONE: La Voce di Hind Rajab: un grido che scuote il mondo

La denuncia si è poi concentrata sulla drammatica solitudine della società civile di fronte all'inerzia delle istituzioni. "Questo film anticipa quell'attore che manca, al quale Hind ha chiesto aiuto e cioè la politica intesa come istituzioni sovranzionali... intesa come Italia, dove stiamo sentendo qualche sussurro flebile dopo 23 mesi, quasi 24, e sarà difficile perdonare coloro che nei 23 mesi precedenti non hanno raccolto la richiesta di aiuto di Hind Rajab". L'accusa trascende il caso singolo, abbracciando una tragedia collettiva che coinvolge "2 milioni e 300.000 persone che sono sottoposte da 2 anni a un genocidio pianificato, rivendicato sui social, esibito, mostrato, autoconfessato".

L'analisi ha toccato la sistematica devastazione delle infrastrutture civili: "hanno distrutto il sistema sanitario della striscia di Gaza uccidendo centinaia e centinaia di operatori sanitari, orchestrando inoltre una fame creata artificialmente". Noury ha stigmatizzato la complicità e l'ignavia della comunità internazionale, dove persiste "l'Unione Europea che ancora non riesce a sospendere l'accordo di associazione con Israele e una diffusa complicità tra potere politico, potere economico, aziende che vendono armi e sistemi per la sorveglianza di massa e tanto altro che fa sì che questi crimini rimangano impuniti".

The Voice of Hind Rajab - Saja Kilani

Di fronte a un panorama così desolante, l'interrogativo sul ruolo del cittadino comune è emerso con particolare urgenza. La risposta di Noury ha costituito un appello all'azione concreta e immediata. "Manifestare, cioè metterci la testa, la faccia il cuore, i piedi, cioè stare sul cemento... è importante". Ha quindi evidenziato il potere della condivisione digitale: "quando una persona che rischia la vita dalla striscia di Gaza... fa un video, lo pubblica sui social, se questo video viene ignorato e non viene ricondiviso, domani non lo fa più". Si tratta di un imperativo civile, ha proseguito, poiché "sta a noi chiedere conto al nostro governo, sta a noi chiedere conto alle imprese che vendono armi, sta a noi chiedere conto del perché tante volte l'Italia si è astenuta alle Nazioni Unite". Infine, un richiamo a percorrere le vie giudiziarie: "quello che potete fare è appoggiare tutte le iniziative che possono avere un potenziale risvolto giudiziario per un qualcosa che per il diritto internazionale esiste, si chiama complicità nel crimine di genocidio".

GUARDA IL TRAILER di THE VOICE OF HIND RAJAB

In un'epoca in cui l'informazione subisce attacchi sistematici, con centinaia di giornalisti eliminati, "è importante e fondamentale il ruolo del cinema". Come ha concluso Massimo Righetti, "mentre i media tradizionali a volte trasformano la realtà in finzione, il cinema usa la finzione per raccontarci la realtà".

La serata si è chiusa con un passaggio di testimone tanto amaro quanto necessario verso i giovani accorsi in massa alla proiezione : "noi abbiamo fallito. Tocca a voi". Un monito che risuona con forza profetica, un invito imperioso a trasmutare l'indignazione morale in azione concreta, in instancabile esercizio di memoria e ricerca di giustizia.




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