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Something in the Water: Un Tuffo Profondo nell'Arte e nella Coscienza al MAXXI di Roma

Scopri Something in the Water al MAXXI: un'immersione nell'arte contemporanea che esplora l'acqua tra ecologia, politica e pura emozione.

Al MAXXI, l'acqua si fa arte, suono ed emozione: un viaggio immersivo tra riflessioni globali e bellezza liquida.

Abraham Cruzvillegas con Icharhuta atonal en cientotreyntaidosavos de tono

[di Mina Jane]

Entrare negli spazi del MAXXI per visitare Something in the Water è come immergersi in un flusso vitale, un'esperienza che trascende la semplice osservazione artistica per toccare corde profonde, quasi primordiali. L'acqua, protagonista indiscussa, non è solo un tema, ma una presenza tangibile, un veicolo multisensoriale che connette pratiche artistiche diverse, urgenze ambientali e riflessioni esistenziali.   

L'artista e curatore Oscar Tuazon, con la curatrice interna del MAXXI Monia Trombetta, ha orchestrato un'impresa "sfidante", come la definisce Trombetta stessa: «portare l’acqua nel museo». Non si tratta solo di rappresentarla, ma di farla vivere, sentirla scorrere, percepirne la forza e la fragilità. L'acqua diviene metafora di un territorio in divenire, che appartiene a tutti e a nessuno, esplorando le dinamiche di potere legate all'accesso a questa risorsa fondamentale. Tuazon sottolinea il legame intrinseco di Roma con l'acqua, attraverso i suoi acquedotti e fiumi, vedendo nel MAXXI l'ambiente ideale per esprimere questo "flusso incessante" che lega discipline diverse. «Come si può presentare l’acqua - si chiede Tuazon - se priva di colore, gusto e forma? Quello che volevamo era far emergere il suo dinamismo, il suo inesorabile e continuo fluire, il suo essere imprendibile».   


Questa riflessione corale prende vita attraverso le opere di un gruppo eterogeneo di artisti di calibro internazionale: Lita Albuquerque, Saif Azzuz, Matthew Barney, Christo, Abraham Cruzvillegas, Torkwase Dyson, Leslie Hewitt, Nancy Holt, Pavlo Makov, Virginia Overton, Marjetica Potrč, Ugo Rondinone, Peter Sandbichler, Anna Sew Hoy e lo stesso Oscar Tuazon. Ognuno, con il proprio linguaggio, contribuisce a questo dialogo fluido e potente.

Una Passeggiata nel Flusso dell'Arte

Immaginate di seguire il corso sinuoso di un fiume, come il Tevere che idealmente attraversa le sale. Il viaggio inizia e il suono vi guida. Lo scroscio quasi assordante di Untitled (cascade) di Virginia Overton riempie lo spazio. Lettere pubblicitarie dismesse, assemblate con scale e tubi, creano una fontana perpetua, un inno al riuso e al ritmo incessante della natura che si riappropria degli scarti umani. Il rumore quasi copre il silenzio, creando un tessuto sonoro avvolgente.   

Poco oltre, The Fountain of Exhaustion di Pavlo Makov offre un contrappunto visivo e concettuale. Da un getto iniziale, l'acqua si divide e si riduce in un rivolo attraverso 78 imbuti a cascata. Un'opera nata come metafora della ricostruzione post-sovietica, oggi assume una drammatica attualità, simboleggiando la precarietà e il razionamento delle risorse, l'esaurimento che incombe.   
Si prosegue incontrando la poetica sospesa di Abraham Cruzvillegas con Icharhuta atonal en cientotreyntaidosavos de tono. Una canoa tradizionale del lago Pátzcuaro fluttua nello spazio, all'altezza esatta che segna il livello di carenza d'acqua calcolato sull'età dell'artista. È un simbolo potente di identità culturale, movimento, resistenza e della fragilità ambientale.   

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L'architettura si fonde con la scultura in Building di Oscar Tuazon, un modello in scala 1:2 della sua casa-esperimento nella foresta pluviale, dotata di un sistema di filtraggio dell'acqua piovana. È un invito a riflettere su un ritorno alle origini, sull'autosufficienza, un padiglione per il dialogo tra uomo e natura.  

Something_in_the_Water_installation-foto©Luis_Do_Rosario_courtesy_-Fondazione_MAXXI
Il fulcro emotivo e fisico è forse l'Ocean Pavilion, opera site-specific di Tuazon, destinata a entrare nella collezione del MAXXI. Un esoscheletro leggero di alluminio e nodi stampati in 3D accoglie una facciata a cascata, una "finestra d'acqua" che agisce come lente sul mondo, deformandolo e invitandoci a interrogarci sul nostro posto nel flusso vitale.   

Il percorso continua tra video immersivi come Liquid Light di Lita Albuquerque, con la sua astronauta che esplora la Terra e ci parla della connessione tra uomo e infinito, le tele vibranti di Saif Azzuz che rievocano paesaggi acquatici pre-coloniali, le alchimie bronzee di Matthew Barney nate dall'incontro tra metallo fuso e acqua, e le visioni potenti di tanti altri artisti.   

Something in the Water non è una mostra da vedere, ma da vivere. È un invito a dimenticare chi siamo per un momento, a lasciarci attraversare dall'acqua, a sentirne la forza generatrice e distruttrice, a riconoscerla come specchio della nostra esistenza e delle sfide globali che ci attendono. Un'esperienza che lascia il segno, come l'acqua sulla pietra.

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SomeThing in the Water

MAXXI 

galleria 2, sala Gian Ferrari

a cura di Oscar Tuazon

curatore associato Elena Motisi

Orari e Biglietteria: https://www.maxxi.art/orari-e-biglietteria/


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