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Musica Globale 2025: Crescita a Due Velocità e la Sfida dello Streaming Gratuito. Analisi Report IFPI

Report IFPI 2025: Industria musicale a $29.6 mld (+4.8%). Streaming a $20.4 mld (69%). Abbonamenti +9.5%, ad-supported +1.2%.

Il mercato discografico mondiale segna il decimo anno di crescita raggiungendo $29.6 miliardi nel 2024, trainato dagli abbonamenti. Ma il rallentamento nei mercati maturi e la stagnazione dell'ad-supported pongono nuove sfide.

[di Sean Dags]

L'industria musicale globale celebra nel 2025 il suo decimo anno consecutivo di crescita, un traguardo notevole in un panorama mediatico in continua evoluzione. Secondo l'ultimo report dell'IFPI, i ricavi della musica registrata hanno toccato i $29.6 miliardi nel 2024. Tuttavia, la festa è temperata da un ritmo di crescita rallentato: +4.8%, quasi la metà rispetto al vigoroso +10.2% del 2023. 

Il motore indiscusso resta lo streaming, che ha superato per la prima volta la soglia dei $20 miliardi ($20.4 miliardi), costituendo il 69% del mercato totale. È una cifra impressionante, superiore ai ricavi globali dell'intera industria per qualsiasi anno tra il 2003 e il 2020. A trainare sono gli abbonamenti a pagamento, cresciuti del +9.5% e rappresentando da soli oltre la metà (51.2%) dei ricavi globali, con 752 milioni di utenti paganti nel mondo (+10.6%).

Molto diversa la situazione per chi ascolta musica gratuitamente con le interruzioni pubblicitarie: questo tipo di streaming è cresciuto pochissimo, appena del +1.2%. Si è creata così una distanza enorme rispetto ai ricavi degli abbonamenti. È il cosiddetto "problema dello streaming gratuito": guadagnare cifre significative solo con la pubblicità resta difficile. Questo succede anche perché l'enorme quantità di musica oggi disponibile 'spalma' i ricavi pubblicitari su troppi brani, e perché, storicamente, questo modello gratuito ha sempre generato meno introiti rispetto agli abbonamenti a pagamento.

Analizzando le quote di mercato basate sul numero di utenti a livello globale, Spotify conferma saldamente la sua posizione dominante, detenendo quasi un terzo del mercato con il 31.7%. La piattaforma svedese è seguita da un gruppo di importanti competitor internazionali e regionali: Tencent Music (molto forte in Asia) si piazza seconda con il 14.4%, tallonata da Apple Music con il 12.6%Amazon Music con l'11.1% e YouTube Music con il 9.7%.

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E la musica che si può toccare con mano, come CD e vinili? Questi formati, detti 'fisici', rappresentano ancora una fetta importante del mercato con $4.8 miliardi di ricavi, nonostante una leggera diminuzione complessiva del -3.1% rispetto all'anno precedente. Ma il dato generale nasconde una dinamica interna davvero affascinante e quasi contrapposta. Da una parte c'è il vinile, protagonista di una rinascita che sembra inarrestabile: per il diciottesimo anno consecutivo (!), le vendite dei dischi neri sono cresciute, segnando un +4.6%. Un vero e proprio fenomeno di affezione e collezionismo che sfida l'era digitale. Dall'altra parte, il Compact Disc (CD), che per decenni è stato il re del mercato, continua invece a perdere terreno, registrando un calo nelle vendite del -6.1%. Interessante notare anche dove questi formati fisici vendono di più: è l'Asia a confermarsi la roccaforte mondiale di questo segmento, generando da sola quasi la metà (il 45.1%) di tutti i ricavi globali provenienti da CD e vinili.

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Accanto alle sfide su come monetizzare al meglio i diversi modelli di ascolto, l'industria musicale deve fare i conti con le frodi che inquinano l'ecosistema dello streaming. Il cuore del problema è la 'generazione artificiale di play': in sostanza, non si tratta di persone reali che scelgono e ascoltano una canzone, ma di ascolti creati ad arte, spesso tramite sistemi automatici o bot, che riproducono ripetutamente brani specifici. L'obiettivo di questa pratica disonesta è far salire artificialmente i contatori degli ascolti per quei brani, così da gonfiare le relative royalty (i pagamenti dovuti dall'etichetta/piattaforma) a scapito degli artisti che ricevono ascolti genuini. L'industria considera la lotta a questo fenomeno una priorità assoluta, perché non solo sottrae denaro agli artisti onesti, ma danneggia i fan e indebolisce la fiducia nell'intero sistema digitale.

Insomma, l'industria musicale brinda a un decennio di successi, ma la festa è venata di cautela. La crescita c'è, trainata da abbonamenti e nuovi mercati, ma il rallentamento è tangibile e il modello gratuito resta un gigante dai piedi d'argilla. La vera partita si gioca ora: trasformare le sfide di oggi, dalla monetizzazione alla lotta alla frode, nelle solide fondamenta della crescita di domani.

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