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L’illusione della Stella Polare: Banksy e la crudele architettura dell’esclusione

Nuovo Banksy Londra: analisi cinica su Centre Point. Il legame con Port Talbot e la denuncia della nostra indifferenza verso la povertà.

Banksy torna a Londra non per fare auguri, ma per certificarci come ipocriti: mentre fotografiamo il muro, trasformiamo la miseria altrui in un souvenir digitale.

[di Massimo Righetti]

The Stargazers - Banksy

Londra, Dicembre 2025. Se l'arte urbana è intrinsecamente politica, Banksy ne rappresenta l'apice mediatico e la coscienza sporca. Nessuno come l'artista di Bristol sa trasformare un muro in un atto di accusa globale, e la sua nuova incursione londinese è una lezione di sociologia applicata. Sdoppiando il messaggio tra Queen’s Mews a Bayswater e la base del grattacielo Centre Point, Banksy ha teso una trappola perfetta. Rivendicare su Instagram solo l’opera di Bayswater, lasciando quella di Centre Point nell'ombra dell'ufficiosità, non è una dimenticanza: è una strategia per dirigere il traffico dei "turisti dell'arte" verso l'illusione ottica, distogliendo lo sguardo dalla ferita reale e purulenta nel tessuto urbano rappresentata dal secondo sito.

A Bayswater, la prospettiva ci seduce e ci rassicura. I due bambini dipinti, sdraiati a terra e imbacuccati in abiti invernali, puntano il dito verso una luce rossa di cantiere che si trasfigura in una stella. È l’immagine perfetta per la viralità, pronta per essere consumata e dimenticata con uno scroll. Ma a Tottenham Court Road, la stessa identica immagine diventa insostenibile. Qui, ai piedi del Centre Point, il dito del bambino non indica una luce effimera, ma la massa brutale di un edificio che è il monumento all'avidità immobiliare. I bambini osservano una “Stella Polare” di cemento e vetro, un punto di riferimento che non guida verso la salvezza, ma traccia la linea di demarcazione tra chi possiede la città e chi ne è un rifiuto.

Il protagonista della scena è un volto che conosciamo, e il suo ritorno è una condanna senza appello. È lo stesso bambino del murale Season’s Greetings di Port Talbot (2018). Sette anni fa sembrava mangiare neve che si rivelava essere cenere tossica; oggi lo ritroviamo a Londra, ancora al freddo, ancora con lo sguardo in alto. Questo riciclo figurativo è uno schiaffo al nostro ottimismo: Banksy ci urla che dal 2018 a oggi non è cambiato assolutamente nulla. Siamo passati dall’inquinamento atmosferico a un ancor più letale inquinamento sociale. Quel bambino è intrappolato in un loop temporale di vulnerabilità, un migrante interno spostato dalla periferia industriale al centro della metropoli gentrificata, dove la povertà infantile al 31% è ormai un dato statistico accettato come il meteo.

The stargazer Centre Point
La scelta del Centre Point chiude il cerchio con un cinismo storico impeccabile. Costruito negli anni ‘60 e tenuto sfitto per anni per pura speculazione, l'edificio fu definito un affronto ai senzatetto, tanto da ispirare la nascita della charity Centrepoint. Oggi, convertito in appartamenti di lusso inaccessibili, il paradosso è diventato sistema. I bambini di Banksy indicano questo monolite come si guarderebbe una divinità capricciosa che richiede sacrifici umani sotto forma di esclusione.

Tuttavia, il vero capolavoro non è sul muro. La vera opera d'arte, grottesca e involontaria, è la performance che noi mettiamo in scena davanti ad esso. Assistiamo alla pornografia della compassione: folle di curiosi si accalcano per fotografare lo stencil, sgomitando per l'angolazione migliore, riducendo la rappresentazione del dolore a un asset digitale da collezionare per dimostrare la propria sensibilità artistica. In questo teatro dell'assurdo, i corpi veri che giacciono sui marciapiedi diventano fastidiosi ostacoli alla composizione fotografica, rumore di fondo da cancellare con un filtro. Banksy ci costringe a guardare in alto, verso l'utopia irraggiungibile, per svelare quanto siamo diventati mostruosi nel non guardare in basso. The Stargazers è lo specchio deformante della nostra epoca: siamo diventati una società capace di commuoversi per l'immagine di un povero solo finché questa resta bidimensionale e non ci chiede spiccioli, trasformando la tragedia altrui in un contenuto instagrammabile tra una foto del pranzo e un selfie natalizio.

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