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L’apocalisse è un meme (e sta accadendo ora). Hito Steyerl inonda la Fondazione Prada

Hito Steyerl all'Osservatorio Fondazione Prada con "The Island". Un viaggio tra AI, clima e fantascienza per decifrare il presente.

All’Osservatorio, sopra la Galleria di Milano, la mostra The Island ci immerge in un presente liquido dove il tempo neolitico collassa su quello degli algoritmi. Tra aerei-coccodrillo e isole sommerse, l'artista tedesca ci chiede: siamo pronti a naufragare per salvarci?

[di Mina Jane]

Osservatorio_Hito-Steyerl

Salire al quinto piano della Galleria Vittorio Emanuele II, nel cuore dello shopping di lusso milanese, per trovarsi improvvisamente sott’acqua. È questo il primo disorientamento, fisico e concettuale, che Hito Steyerl impone varcando la soglia di The Island, il progetto site-specific che occupa l’Osservatorio di Fondazione Prada fino al 30 ottobre 2026. L’artista, teorica e filmmaker tedesca trasforma uno spazio deputato allo sguardo dall’alto in una capsula temporale sommersa, un ambiente dove il buio è rotto solo da bioluminescenze digitali e linee blu sul pavimento che, simili a curve di livello o gradini verso l’abisso, ci costringono a ricalibrare il nostro equilibrio.

Steyerl, affiancata dal curatore Niccolò Gravina, costruisce un’architettura narrativa dove l'acqua diviene l’elemento dominante: inondazione climatica, certo, ma soprattutto saturazione informativa. Al centro di questo arcipelago visivo giace un fatto di cronaca archeologica reale: il ritrovamento al largo della Dalmazia di un’isola artificiale neolitica di 7000 anni fa, inghiottita dall’innalzamento dei mari. Steyerl recupera questo frammento di "tempo profondo" (Deep Time) e lo scaglia contro la nostra contemporaneità frenetica, dominata da quello che lei definisce Junk Time, il "tempo spazzatura" del capitalismo digitale fatto di notifiche, distrazioni e brain rot.

Il cuore pulsante dell’esposizione risiede in un aneddoto biografico di straziante potenza. L’artista rievoca l’esperienza del critico Darko Suvin che, bambino sotto i bombardamenti di Zagabria del 1941, trovò scampo proiettandosi mentalmente nell’universo di Flash Gordon. In quell’istante di terrore, la fantascienza smise di essere evasione per divenire l'unico strumento di sopravvivenza possibile. Steyerl attualizza quel gesto radicale: oggi non serve inventare altri mondi, poiché siamo già immersi, o meglio annegati, in una molteplicità di realtà divergenti generate da bolle algoritmiche e propaganda.

La sala cinematografica allestita al secondo piano, con le sue poltrone in velluto rosso disposte su una piattaforma che ricalca la forma dell'isola sommersa, invita lo spettatore a sedersi dentro il naufragio. Sullo schermo, però, non c'è l'eroismo ingenuo dei fumetti anni '30, ma la schizofrenia del nostro presente. Immagini di uragani e città inondate si mescolano a creature digitali assurde come Bombardino Crocodilo (un aereo armato a forma di coccodrillo) o squali che indossano scarpe Nike. Queste apparizioni grottesche, frutto dell'estetica del brain rot e degli errori dell'Intelligenza Artificiale, non sono glitch casuali: rappresentano la "moltitudine di caos" che abitiamo.

Osservatorio_Hito-Steyerl

La mostra agisce per salti quantici, costringendo il visitatore a muoversi istantaneamente dal macrocosmo delle galassie al microcosmo del plancton bioluminescente della sezione Lucciole, dove la molecola luciferina diventa metafora di una sorveglianza naturale, un sensore vivente nel buio oceanico. In questo scenario, l'apocalisse perde i connotati di un evento futuro per rivelarsi una condizione attuale, un "adesso" che fatichiamo a nominare.

Uscendo dall'Osservatorio, mentre lo sguardo torna sulla cupola di ferro e vetro della Galleria, resta addosso una vibrazione lenta, un senso di dubbio fecondo. Steyerl ci nega la consolazione di una risposta univoca o di una via di fuga. Ci lascia invece con una domanda che risuona come un'eco di 7000 anni fa: in un mondo frammentato in mille realtà parallele, siamo disposti a vivere su un’isola quantistica? L'unica forma di resistenza possibile, suggerisce l'artista, risiede forse nella capacità di restare in ascolto di ciò che emerge e di ciò che sprofonda, rifiutando di cedere completamente alla dispersione delle correnti.

per info: https://www.fondazioneprada.org/project/the-island-hito-steyerl/

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