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La Rivoluzione Pop dei Musei: come cibo Anime e fotografia stanno ridefinendo l'Arte

I musei si aprono al pop. L'analisi di come mostre su anime e natura stiano diventando la nuova arte contemporanea, attirando folle.

Un'analisi delle nuove mostre di successo, da Itadakimasu a Wildlife Photographer of the Year, che intercettano un pubblico che l'arte contemporanea tradizionale fatica a raggiungere.

[di Mina Jane]

ITADAKIMASU-Le-storie-nascoste-nella-cucina-degli-anime

Se si dovesse giudicare lo stato di salute dell'offerta culturale da questo weekend di metà novembre, si noterebbe una tendenza inequivocabile. Mentre le istituzioni più tradizionali portano avanti con merito le loro agende, pensiamo alla XXVI Biennale d'Arte di Pesaro, che celebra gli artisti storici del territorio , o alla lodevole mostra a Trecastelli sulle giovani visioni del femminile, le folle si stanno dirigendo altrove.   

A Milano, due eventi inaugurati questo weekend catalizzano l'attenzione di massa: Wildlife Photographer of the Year al Museo della Permanente e Itadakimasu - Le storie nascoste nella cucina degli anime allo Spazio Varesina. Queste scelte non sono un sintomo di superficialità del pubblico. Sono il segnale di un profondo cambiamento nel modo in cui l'arte viene consumata e, soprattutto, in ciò che il pubblico cerca da un'esperienza museale.

locandina wildlife
Prendiamo il Wildlife Photographer of the Year. È il concorso di fotografia naturalistica più antico e prestigioso al mondo, di proprietà del Natural History Museum di Londra. Chiamarlo semplicemente una mostra di fotografia è riduttivo. È un evento che fonde in modo magistrale tre pilastri: l'eccellenza artistica, il rigore scientifico e un potente impegno ambientale. Il suo successo globale si basa su un linguaggio universale. Le cento immagini selezionate raccontano la bellezza e la fragilità del pianeta con un impatto emotivo immediato, capace di sensibilizzare un pubblico di ogni età. Offre una connessione tangibile, reale e spettacolare con il mondo. In breve, fornisce storie potenti e leggibili, un terreno su cui l'arte contemporanea più concettuale spesso fallisce nell'incontrare il grande pubblico.

Ancora più sintomatico è il caso di Itadakimasu. Dopo un grande successo a Genova, questa mostra immersiva approda a Milano. Il soggetto è il cibo nell'animazione giapponese. Un tema che, fino a pochi anni fa, sarebbe stato relegato alle fiere di settore. Oggi, occupa uno spazio museale con una dignità curatoriale completa. La mostra è ideata dal food influencer Sam Nazionale (@pranzoakonoha) e dalla scrittrice Silvia Casini e il suo concetto è sofisticato: analizza come il cibo negli anime diventi un linguaggio per esprimere emozioni, legami e condivisione. È un'esperienza multisensoriale che culmina nel dono di un ricettario dedicato.

ITADAKIMASU-Le-storie-nascoste-nella-cucina-degli-anime
Questo fenomeno è cruciale. L'istituzione museale sta validando la cultura popolare. Sta dicendo a un'intera generazione che la loro passione per l'animazione è degna di analisi critica, la stessa riservata a una natura morta del Seicento. Il pubblico risponde con entusiasmo perché si sente visto e compreso. L'istituzione non chiede allo spettatore di imparare un codice astratto, ma gli offre nuovi strumenti per approfondire un codice che già ama. Il successo di queste operazioni dimostra che il pubblico è affamato di esperienze che siano allo stesso tempo esteticamente appaganti, emotivamente coinvolgenti e culturalmente rilevanti per la propria vita.

Mentre l'arte concettuale tradizionale continua a esplorare i suoi percorsi, spesso rivolgendosi a una cerchia di addetti ai lavori, sono queste nuove forme ibride a svolgere la funzione sociale del museo: costruire un nuovo pubblico, creare dialogo e riflettere la cultura del presente. Il ramen fumante di un anime o lo scatto drammatico di un leone non sono una distrazione dall'arte. Per molti, sono diventati l'arte stessa: lo specchio più fedele e potente del nostro tempo.


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