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Il Pianeta Selvaggio: il sogno surreale di René Laloux torna a incantare il cinema in 4K

Scopri tutto sul ritorno in 4K de "Il Pianeta Selvaggio". Analisi del capolavoro surreale di Laloux e Topor, dal restauro alla sua poetica immortale.

Un viaggio nella poetica visionaria di un capolavoro immortale, la cui bellezza crudele e ammaliante viene esaltata dal nuovo restauro. 

[di Alex M. Salgado]

Il Pianeta Selvaggio - scena del film

Esistono sogni che non svaniscono al risveglio. Restano impigliati tra le ciglia, lasciano addosso il profumo di un altrove, la sensazione tattile di una realtà più vasta e ineffabile. Il Pianeta Selvaggio è uno di questi sogni. E ora, quel sogno torna a visitarci, più nitido e vertiginoso che mai. Il capolavoro che René Laloux consegnò al mondo nel 1973 approda finalmente nelle sale italiane grazie a Cat People, a partire dal 3 novembre, in una versione restaurata in 4K che restituisce ogni sussurro, ogni respiro della sua anima psichedelica e surreale. Per i cinefili romani, l'evento assumerà i contorni di un rito collettivo: da lunedì 10 novembre, e per soli tre giorni, lo storico cinema Azzurro Scipioni si trasformerà nel portale d'accesso per il pianeta Ygam, un invito a perdersi in una bellezza tanto spietata quanto necessaria.   

GUARDA IL TRAILER: Il Pianeta Selvaggio di René Laloux - Trailer - Dal 3 novembre nei cinema

Il Pianeta Selvaggio - Locandina Ufficiale
Guardare Il Pianeta Selvaggio è un'esperienza che si attacca alla pelle. È un'immersione totale nella fantasia febbrile e lucidissima di Roland Topor, l'artista che, insieme a Jodorowsky e Arrabal, fondò il Movimento Panico con l'intento di restituire all'arte la sua capacità di scioccare. E vi riuscì. Il suo tratto è un universo istantaneamente riconoscibile, un'impronta genetica che contamina ogni paesaggio, ogni creatura. La sua poetica visiva è un'alchimia visionaria che evoca gli inferni brulicanti di Hieronymus Bosch, le prospettive impossibili di Dalì, la quieta inquietudine di Magritte. Su Ygam, dove giganteschi Draag blu meditano in stati di trascendenza e minuscoli Oms (uomini) vengono tenuti come animali domestici, la logica del nostro mondo si disintegra. Flora e Fauna respirano di vita propria, i cristalli germogliano come funghi, una venere acchiappamosche antropomorfa ghigna nell'atto di divorare un uccello. Ogni immagine spalanca le porte sull'inconscio, una favola filosofica che ci costringe a interrogarci sulla nostra stessa umanità, sulla crudeltà che si annida nella civiltà e sulla conoscenza come unica, disperata via di emancipazione. 

Il restauro in 4K, curato da Argos Film, è l'evento che consente a questa poesia visiva di manifestarsi nella sua potenza originaria. L'altissima definizione diventa una lente d'ingrandimento sull'anima artigianale dell'opera. Possiamo quasi sentire la grana della carta su cui Topor impresse i suoi incubi, la consistenza materica dei pastelli, l'energia del suo tratteggio incrociato. L'animazione a passo uno, con i suoi movimenti volutamente scattosi e innaturali, non appare più come un limite tecnico, ma si rivela per ciò che è sempre stata: una scelta stilistica di straordinaria potenza, la metafora di un'esistenza da marionette, da cui gli Oms lottano per affrancarsi. Questa nuova luce svela la magnificenza artigianale di un film fatto a mano, cuore e inchiostro. È un'archeologia dei sensi che ci avvicina al gesto creativo, al momento esatto in cui la visione prese forma. E a cullare questo viaggio ipnotico vi è la colonna sonora cult di Alain Goraguer, un flusso costante di jazz-funk e psichedelia che è diventata il battito cardiaco del pianeta stesso, un'onda sonora che ancora oggi influenza musicisti e produttori. Tornare su questo pianeta, a più di cinquant'anni dal suo primo atterraggio, significa riscoprire un capolavoro che non ha perso un grammo del suo fascino perturbante. È un'esperienza essenziale, un sogno a occhi aperti che ci attende, selvaggio, magnifico, irrinunciabile.  

Il Pianeta Selvaggio - Still
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