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Lo Specchio Infranto della Rivoluzione: L'America di P.T. Anderson tra Paranoia Sistemica e Ribellione Inefficace

Paul Thomas Anderson "Una Battaglia Dopo l'Altra". Esploriamo la critica al sistema e ai movimenti rivoluzionari, con un parallelo con The Lobster.

Attraverso un dialogo con "The Lobster" di Lanthimos, "Una Battaglia Dopo l'Altra" rivela come i movimenti di contestazione rischino di replicare le strutture del potere che intendono sovvertire.

[di Massimo Righetti]

Chase Infiniti - Willa Ferguson

Una battaglia dopo l'altra di Paul Thomas Anderson è un sismografo culturale puntato sulle crepe dell'immaginario americano contemporaneo, dove tragedia e farsa non si avvicendano ma convivono in un amalgama inquietante. Anderson compie un'autopsia del corpo sociale statunitense, una nazione che ha metabolizzato l'isteria elevandola a condizione ordinaria. Il suo sguardo anatomizza un potere statale grottesco e una resistenza che, nel gesto stesso dell'opposizione, ne replica le patologie. Il film ci obbliga a fare i conti con un paradosso corrosivo: la violenza del potere contemporaneo si nutre anche di auto-parodia, incarnandosi in antagonisti simultaneamente ridicoli e minacciosi. La cabala suprematista dei "Christmas Adventurers", con il suo slogan quasi kitsch ("Hail Saint Nick"), esercita un dominio spettrale attraverso un'agenda di purezza razziale tanto terrificante quanto ammantata di banalità. È questa normalizzazione dell'orrore che rivela la vera natura del totalitarismo contemporaneo.


The Lobster
Il dispositivo critico di Anderson trova un riflesso distopico in The Lobster di Yorgos Lanthimos. Il regista greco costruisce un universo regolato da un imperativo categorico assurdo: l'obbligatorietà del legame di coppia. Eppure, la società dei "Solitari" che si sottrae a questa norma rifugiandosi nei boschi non offre alcuna emancipazione autentica. Essa si limita a capovolgere il precetto dominante, sostituendolo con un divieto altrettanto totalitario: l'interdizione assoluta di ogni vincolo sentimentale. I due sistemi—quello ufficiale e quello dissidente—si rivelano speculari nella loro rigidità, condannando gli individui a oscillare tra forme alternative ma equivalenti di oppressione.


GUARDA IL TRAILER: Una battaglia dopo l'altra | Trailer Ufficiale 2


Anderson smantella la mitologia della rivoluzione attraverso il ritratto dei "French 75", collettivo animato da ideali progressisti ma intrappolato in un gergo teorico che produce scissioni interne e in un attivismo performativo slegato dalle ragioni profonde della lotta. La loro insurrezione si cristallizza in posa, un feticismo della prassi violenta che li rende permeabili alla manipolazione esercitata dal potere stesso che vorrebbero demolire. Come i Solitari di Lanthimos, i French 75 diventano il negativo fotografico del sistema avversario, assorbendone la clandestinità, la dogmatica rigidezza e, in ultima istanza, l'incapacità di generare un'alternativa genuinamente umana. Il film suggerisce che la resistenza più efficace non risieda nella spettacolarizzazione della violenza, ma nella tessitura paziente di reti comunitarie, incarnate dal personaggio quasi serafico di Sergio, il cui motto, "la libertà è assenza di paura", risuona come il nucleo etico dell'opera.


Leonardo DiCaprio - Pat Calhoun
Se Lanthimos sigilla la sua narrazione con un atto di autolesionismo ambiguo e nichilista, Anderson, pur dipingendo un affresco desolante, individua una fenditura nella tenebra. La sua risposta si disloca dal piano politico a quello generazionale e intimamente personale. La domanda morale che attraversa il film è lancinante: quanto della tua insurrezione sopravvive quando diventi genitore, quando l'istinto di protezione fagocita l'utopia? Il percorso del protagonista Bob, da militante a padre ossessionato dalla sicurezza della figlia, non si risolve in un ultimo gesto eroico, ma in un atto di fiducia verso la figlia. In un mondo sospeso tra un sistema corrotto e una rivoluzione che ne è lo specchio infranto, l'atto più sovversivo non è più la distruzione, ma la trasmissione. È la scelta di crescere figli non come eredi dei propri fallimenti, ma come architetti di un futuro che non si può prevedere, liberi di impugnare la propria fiaccola e di illuminare il cammino. Perché l'ultima battaglia non si vince: si trasmette.


SE TI INTERESSA LEGGI LA NOSTRA ANALISI SULLA FRATTURA TRA CRITICA GIORNALISTICA E RESPONSO DEL PUBBLICO:  Una Battaglia Dopo l'Altra: Capolavoro per la Critica, Disastro al Botteghino?

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