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Jeremy Thomas a Roma: Bertolucci ed io, una festa. Oggi il demone del profitto ha ucciso il cinema indipendente

Jeremy Thomas alla Festa di Roma 2025 celebra Bertolucci e attacca: "Il cinema indipendente è stato ucciso dallo streaming"

Dalla Festa del Cinema 2025, il produttore Oscar® svela l'alchimia del sodalizio con il Maestro: "Aveva un marito e una moglie". Un'analisi lucida e amara sul presente: "La funzione del produttore non esiste più".

[di Alex M. Salgado]

La masterclass di Jeremy Thomas alla Festa del Cinema di Roma 2025"Bernardo & Me", si è trasformata in un atto d'amore e in una lucida orazione funebre per un cinema ormai estinto. Il produttore premio Oscar® per L'Ultimo Imperatore ha tessuto il ritratto di un sodalizio irripetibile con Bernardo Bertolucci, fondato su un'alchimia che trascendeva ogni logica di set.

Il loro rapporto era così simbiotico che Clare Peploe, compagna del regista, amava scherzare: "Diceva sempre che Bernardo era molto fortunato... 'Ha un marito e una moglie'". Un legame nato, paradossalmente, da una gaffe culturale: l'inglese Thomas che si scontrò con i riti della tavola italiana. "Una sera ho persino tagliato un raviolo con un coltello e l'intera tavola si è ammutolita... Storaro mi guardò come per dire: 'Chi è questo animale, sapete, che taglia i ravioli con un coltello?'". Ma da quell'imbarazzo germogliò una fiducia totale, pilastro essenziale: 

"il produttore deve fidarsi del regista e il regista deve fidarsi del produttore".

Questa fiducia consentì a Thomas di elaborare il suo metodo unico. "Mi ha descritto in molti modi", rammenta, "ma quello che mi piaceva molto era 'il truffatore nella pelliccia di un orsetto di peluche'". Un'astuzia messa al servizio del cinema. 

"Ho capito dopo L'ultimo imperatore che non potevo aprire solo la cassetta dei soldi, potevo aprire Paesi e guadagnare la fiducia dei leader di Paesi con il nome di Bernardo".

Jeremy Thomas e Gianluca Farinelli

Ciò che Thomas evoca con maggiore trasporto è l'atmosfera sul set. Non era lavoro: era vita pura. "Quando [Bernardo] stava facendo un film, era felice. Vivevamo una vita di felicità. Eravamo davvero felici, ridevamo e ci divertivamo". Un elemento, in particolare, assurgeva a rito sacro: il cibo. "Devo dire che in tutti i film realizzati con Bernardo, il cibo era il migliore di qualsiasi altro regista. Voleva standard elevati... il cibo era un elemento essenziale della giornata. Raddoppiavamo del doppio il budget per cibo e intrattenimento, perché il film era lì... avevamo un sacco di... festa e felicità". 

Era il cinema di un maestro che cercava un contatto epidermico con l'arte, rifuggendo la tecnologia:

"Non sapeva fare uno storyboard", spiega Thomas, "prima di tutta questa spazzatura digitale... Si sedeva accanto alla macchina da presa e guardava le labbra degli attori. Bertolucci voleva poter sentire l'odore dell'attore... essere proprio vicino agli attori e vederli, vedere la loro pelle". 

Un modo di creare che fondeva arte e rischio, oggi reso impraticabile dalle rigide normative. Thomas rievoca un aneddoto emblematico: un'inquadratura prodigiosa "con un camera crane con l'operatore che scendeva con una steady cam da questa incredibile ripresa con la gru. Un uomo in piedi su un'enorme gru da ripresa... La gru scende a terra. L'operatore steady cam scende e fa l'inquadratura". Virtuosismo tecnico e fisico oggi impensabile, come conclude amaramente: "Non puoi fare quella ripresa oggi. Non ti sarebbe permesso farla... Questo non passerebbe la salute e sicurezza sul lavoro".

Il tono di Thomas si rabbuia quando volge lo sguardo al presente. 

"Il cinema indipendente è stato ucciso dall'economia dello streaming... c'è un olio talmente forte che ci ha ucciso... per via di quelle bestie che ciascuno di noi [ha], che la il demone del profitto". 

Jeremy Thomas e Gianluca Farinelli

Il produttore denuncia un sistema che ha cancellato il suo stesso ruolo: "la funzione del produttore nello streaming e in televisione non esiste davvero".

È l'era dell'opacità, dove il contatto col pubblico è reciso. 

"Se chiedi a Netlix quante persone hanno visto un film, Non te lo diranno. Per favore, dimmi quante persone hanno visto Blade of the Immortal... Nessun dato".

"Sono alla fine della mia carriera, ovviamente lo sono. Sono in questo campo da 60 anni", ammette Thomas, non con rassegnazione, ma con la consapevolezza di chi ha attraversato ere geologiche del cinema. Si definisce "troppo indipendente" per il nuovo mondo – una dichiarazione che suona più come orgoglioso manifesto che come rimpianto. Pur di fronte a un'industria irriconoscibile, il suo spirito resta indomito. "Non sono pessimista", ripete più volte, "Sono realista". Un realismo che, tuttavia, serve solo a misurare la distanza abissale tra il presente e la grandezza di ciò che è stato.

"Mi sveglio ogni giorno ottimista", confessa, animato ancora dalla medesima fiamma di sempre: "capire le sfide che devo affrontare per continuare a dominare, in un certo senso, a dominare il gusto attorno ai film con cui voglio associarmi".

Non è la lezione finale di un uomo comune. È il sigillo di un'epoca, l'eco potente di un sodalizio – quello con Bernardo Bertolucci – che non si è limitato a plasmare la storia del cinema: ha dimostrato al mondo che le visioni più audaci, epiche e apparentemente impossibili potevano diventare realtà.


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