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Intelligenza Artificiale e Cinema: a Venezia 2025 si Scrive il Futuro tra Copyright e Creatività

Analisi del summit sull'IA al Festival di Venezia 2025. Esperti, istituzioni e big tech discutono di copyright, deepfake e futuro del cinema.

Il summit ANICA alla Mostra del Cinema di Venezia riunisce istituzioni e colossi tecnologici come Google e OpenAI. Un'analisi delle sfide esistenziali che l'IA pone all'industria audiovisiva, dalla tutela dei creatori alla ridefinizione della geopolitica culturale.

[di Alex M. Salgado]

Mentre i riflettori dell'82ª Mostra del Cinema di Venezia accarezzavano le stelle sul tappeto rosso, un dialogo ben più cruciale – e significativamente più discreto – si consumava tra le sale dell'Hotel Excelsior. Il 1° settembre, il summit "Audiovisivo e Intelligenza Artificiale: il futuro tra innovazione e regolamentazione", promosso da ANICA in collaborazione con SIAE e sotto l'egida del MiC, ha trasformato il Lido in un'arena intellettuale dove l'intelligenza artificiale ha cessato di essere mero argomento tecnologico per divenire questione politica, economica e creativa di primaria rilevanza.

L'incontro ha orchestrato un confronto senza precedenti tra i vertici istituzionali e i titani della Silicon Valley, delineando un campo di tensioni in cui si decide non solo il destino del diritto d'autore, ma l'essenza stessa della sovranità culturale europea.

La discussione, guidata dalla voce esperta di Simone Arcagni – docente di culture e media digitali alla IULM, ha convocato protagonisti del calibro di Alessandro Usai, presidente di ANICA, e Salvatore Nastasi, alla guida della SIAE. Fin dalle prime battute, l'urgenza si è cristallizzata attorno a tre interrogativi fondamentali: come tutelare creatori e pubblico dall'invasività dei deepfake non consensuali, come decifrare la paternità delle opere forgiate dall'intelligenza artificiale e, soprattutto, quale architettura normativa applicare all'addestramento dei modelli generativi su contenuti protetti.

L'avvocato Barbara Bettelli, rappresentante di APA, ha posto l'accento su una necessità impellente: ripensare integralmente la disciplina europea sul text & data mining, affinché l'avanzamento tecnologico non eroda la centralità insostituibile dell'ingegno umano.

Il dibattito ha presto assunto dimensioni geopolitiche. La presenza di Giorgia Abeltino, Senior Director Government Affairs and Public Policy Southern Europe per Google, e di Andrea Appella, Associate General Counsel EMEA di OpenAI, ha reso manifesta la natura strategica della regolamentazione dell'IA a scala continentale. Martin Dawson, emissario della Commissione Europea, ha delineato i contorni di una futura AI Strategy europea – mossa audace volta a controbilanciare l'egemonia delle corporation tecnologiche d'oltreoceano.

Questa strategia si sostanzia in investimenti di portata storica: un fondo da 9 miliardi di euro dedicato specificamente a cultura e media, con particolare attenzione all'integrazione dell'IA, affiancato da un più ambizioso "European Competitiveness Fund" da oltre 200 miliardi, che annovera l'intelligenza artificiale tra le tecnologie strategiche del Vecchio Continente.

L'intervento di Dawson ha chiarito le intenzioni europee: non limitarsi alla regolamentazione, ma assumere un ruolo propulsivo anche nel finanziamento, salvaguardando la propria identità culturale attraverso un'integrazione etica e sostenibile di questi strumenti rivoluzionari.

Il summit veneziano ha segnato, dunque, una svolta epocale. L'intelligenza artificiale ha abbandonato i panni dell'innocuo ausilio creativo per rivelarsi forza trasformatrice che esige una riflessione profonda sui fondamenti stessi dell'industria. Le decisioni che matureranno nei prossimi mesi nelle stanze di Bruxelles – nutrite da dialoghi come quello consumatosi al Lido – non influenzeranno soltanto le modalità di produzione cinematografica del domani, ma determineranno chi deterrà il controllo narrativo, economico e giuridico delle storie che popoleranno i nostri schermi.

A suggellare i lavori, Lucia Borgonzoni, Sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura, ha ribadito un principio cardine: l'IA può e deve rappresentare esclusivamente un sostegno, mai una sostituzione delle competenze umane nella filiera produttiva. "È imprescindibile che venga sempre specificato ciò che è realizzato con il supporto dell'IA e ciò che rimane frutto dell'ingegno umano, preservando le risorse destinate all'apporto creativo delle persone", ha dichiarato con fermezza.

L'incontro ha restituito il ritratto di un comparto consapevole tanto delle insidie quanto delle potenzialità offerte dall'intelligenza artificiale. Se da un lato permangono questioni irrisolte – diritto d'autore, tutela occupazionale, trasparenza dei processi –, dall'altro emerge una volontà condivisa di edificare regole cristalline, strumenti comuni e percorsi formativi che consentano di abbracciare l'IA senza sacrificare quell'identità creativa che rende il settore audiovisivo italiano ineguagliabile nel panorama mondiale. Un'ambizione che si inscrive nel più ampio contesto europeo, tra i più attenti e rigorosi nell'approccio alle sfide del digitale.

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