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IA e Cinema, un Autore su Due la Usa Già: Tra Sperimentazione e Paura del Futuro

Un sondaggio rivela: il 50% degli autori italiani usa l'IA. Ma cresce il timore per compensi e creatività. Si chiedono regole e tutela.

Presentata a Roma un'indagine inedita di WGI, ANAC, 100autori e AIDAC: i professionisti dell'audiovisivo chiedono regole chiare per tutelare creatività e lavoro.

[di Betty Sellers]


Il Cinema Farnese di Roma ha ospitato domenica 21 settembre un intenso confronto sull’impatto dell’intelligenza artificiale nel mondo dell’audiovisivo, nell’ambito della manifestazione Da Venezia a Roma e nel Lazio. Il panel, moderato da Francesca Romana Massaro (Writers Guild Italia), ha riunito accademici, autori, registi e rappresentanti delle principali associazioni di categoria.

L’evento si è aperto con la proiezione di un video realizzato in sole quattro ore dal regista Andrea Traina, interamente con l’aiuto dell’intelligenza artificiale. Il filmato, ironico e provocatorio, ha mostrato le reazioni di diversi professionisti del cinema di fronte alle potenzialità e ai rischi di questa tecnologia, offrendo uno spunto immediato per la discussione.

Chi ha incastrato l'IA?

Il cuore dell’incontro è stata la presentazione di un sondaggio inedito condotto da SWG, su commissione di Writers Guild Italia con ANAC, 100autori e AIDAC, che ha coinvolto 363 professionisti del settore: sceneggiatori (51%), adattatori (17%) e registi (32%). Per la prima volta in Italia viene offerta una mappa dettagliata dell’utilizzo dell’IA nei processi creativi dell’audiovisivo.

Il professor Alfredo Valeri ha illustrato i dati, che rivelano come un professionista su due utilizzi già strumenti di intelligenza artificiale, seppur con finalità diverse: gli sceneggiatori privilegiano tool generalisti e gratuiti, mentre i registi si orientano verso software specialistici, spesso legati a montaggio e post-produzione. L’uso è ancora sperimentale e poco strutturato, frutto di un approccio di learning by doing. Solo 2 su 10 possono essere considerati esperti, mentre la maggioranza si muove tra curiosità e cautela.

Il sondaggio mostra un atteggiamento più fiducioso rispetto alla media nazionale, ma emerge anche un forte bisogno di regolamentazione e formazione. Gli adattatori e i giovani autori si dichiarano i più scettici, soprattutto per la difficoltà di applicare in modo corretto le disposizioni dell’articolo 22 del CCNL sul doppiaggio, che riguarda l’uso dell’IA e la cessione dei diritti. Solo il 35% di questa categoria dichiara di conoscerne a fondo i principi.

Tra le preoccupazioni più sentite c’è il rischio di appiattimento creativo: le Gen-AI vengono percepite come strumenti rapidi ma incapaci di produrre contenuti originali ed emotivamente coinvolgenti. Gli autori le utilizzano soprattutto per traduzioni, sintesi di testi e revisione di bozze, meno per lo sviluppo narrativo vero e proprio. Il brainstorming creativo resta appannaggio dell’essere umano, anche se il 33% dei registi dichiara che valuterebbe di firmare un film interamente realizzato con IA, a conferma di una certa spinta alla sperimentazione.

Interessante anche il dato sul diritto d’autore: oltre la metà dei partecipanti si dice disposta ad autorizzare l’utilizzo delle proprie opere per l’addestramento dei modelli di IA, a patto che sia garantito un giusto compenso. Questo apre il dibattito su chi sia l’autore di un contenuto generato con l’IA: secondo la maggioranza, la paternità resta del professionista, purché l’idea sia sua e la macchina si limiti a eseguirla o affinarla.

Durante il dibattito, Giorgio Glaviano (WGI) ha ribadito l’urgenza di regole chiare e trasparenza, sottolineando che l’uso dell’IA deve essere dichiarato nei crediti e che occorre tutelare gli autori dal rischio di sfruttamento e perdita di compensi.

Fabrizio Berruti (ANAC) ha richiamato l’attenzione sulla necessità di un tavolo permanente di confronto, spiegando che i temi legati alla creatività rischiano di restare marginali rispetto a quelli di sicurezza, privacy e sanità, che dominano il dibattito sull’IA a livello politico.

Lorenzo Sportiello, regista e membro di 100autori, ha portato la sua esperienza diretta con l’IA, evidenziando che la tecnologia deve restare uno strumento al servizio dell’autore, e non sostituirne la visione. «La tecnologia è nulla senza un autore umano che mette al centro le idee», ha dichiarato.

Stefano Mainetti (ACMF) ha invece sottolineato il rischio per il settore musicale, spiegando come alcune piattaforme di IA abbiano già assorbito enormi quantità di repertorio musicale e siano oggi in grado di generare colonne sonore di alta qualità, eludendo il rischio di plagio ma minacciando il lavoro dei compositori.

In chiusura, Francesco Ranieri Martinotti (Giornate degli Autori) ha posto l’accento sulla dimensione etica e democratica della questione, richiamando l’esempio della Francia, dove è già previsto un sistema di remunerazione per gli autori tramite le piattaforme, e ha annunciato la volontà di attivare attività permanenti sul tema.

Il panel si è concluso con un messaggio condiviso da tutti i partecipanti: l’intelligenza artificiale è utile solo se conosciuta, regolata e guidata, e la sfida dei prossimi anni sarà integrare la tecnologia senza sacrificare l’originalità, la dignità del lavoro creativo e la ricchezza culturale del settore audiovisivo.

Le slide complete con i dati della ricerca sono disponibili a questo link.


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