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David Gilmour al Circo Massimo: la vita che continua a non renderci Comfortably Numb

Una recensione emozionale e profonda di David Gilmour, Live at Circus Maximus. Un viaggio personale tra i ricordi e la musica immortale dei Pink Floyd

Il film-concerto "Live at Circus Maximus" è un testamento artistico che va oltre la musica, diventando un dialogo intimo tra l'artista e chi, con le sue note, ha costruito una vita. Un'esperienza che fonde passato e presente, chitarre usurate e lacrime di pura emozione.

[di Massimo Righetti]

David Gilmour

Come si fa ad essere imparziali nel sedersi in una sala, immersi nelle sonorità di una leggenda vivente che ha orchestrato la colonna sonora di un'intera esistenza? La risposta è disarmante nella sua semplicità: è impossibile. E il film-concerto David Gilmour, Live at Circus Maximus, Rome, al cinema fino al 24 settembre grazie a Nexo Studiosnon lo pretende nemmeno. Al contrario, esige un totale abbandono, un'immersione nelle acque profonde della memoria collettiva e dell'emozione individuale, magistralmente orchestrata da uno degli artisti più visionari del nostro tempo. La regia di Gavin Elder, collaboratore storico di Gilmour, trasfigura quella che avrebbe potuto essere una mera registrazione in un evento di risonanza culturale destinato a perdurare come capitolo quasi conclusivo di una carriera straordinaria.

GUARDA IL TRAILER: David Gilmour "Live al Circo Massimo. Roma" - Official Trailer

Seduto in quella penombra cinematografica, mentre le prime note iniziavano a fluire, ogni tentativo di concentrazione analitica si dissolveva. La mente vagava inevitabilmente verso un tempo remoto: una modesta sala in zona Porta Pia, uno scantinato rivestito di cartoni portauova che ambiva a essere uno studio di registrazione. Lì, madidi di sudore e radiosi nelle nostre magliette dei Pink Floyd, con chitarre economiche ma dall'anima rock – consunte, ammaccate, eppure cariche di sogni – tentavamo di ricreare l'universo sonoro di The Wall. Non nutrivamo l'arrogante presunzione di eguagliarti, David, ma aspiravamo a lasciarci pervadere dall'emozione di quelle liriche immortali.

Ed ecco che sullo schermo riappari oggi, David, a settantanove anni, con le tue chitarre che portano incise le cicatrici del tempo: consunte, rigate, testimoni di decenni di arte. In quel dettaglio apparentemente marginale si cela un messaggio profondo, sussurrato con l'eleganza innata di un autentico gentleman britannico: "Il rock non è patina, non è glamour, non è eccesso. È emozione pura, sogno incarnato, energia vitale". È quella stessa energia che ci animava in quel garage improvvisato e che ora hai trasfigurato sul palcoscenico del Circo Massimo, luogo intriso di una spiritualità millenaria che crea un ponte invisibile con un'altra performance leggendaria: Pompei, 1972. La scelta di questa location, così pregna di stratificazioni storiche, sembra chiudere un cerchio perfetto, una riflessione matura che dialoga con i fantasmi del passato guardando al futuro.

Sarebbe fin troppo agevole indugiare sulla perfezione tecnica degli assoli di High Hopes o sulla poesia immortale di Comfortably Numb, momenti che hanno velato di commozione le guance e rapito l'anima. La fluidità poetica mirabilmente cristallina della tua chitarra, capace di spremere ogni goccia di pathos, raggiunge nell'assolo finale di Comfortably Numb il proprio apice emotivo: un'esperienza che attraversa l'epidermide per radicarsi nel profondo. Ma la verità più autentica è che la musica di Gilmour ha scandito le nostre esistenze. È stata compagna fedele sulle spiagge estive con Wish You Were Here, sostegno nei momenti più ardui, motore inesauribile di energia per riemergere dalle avversità.

GUARDA LA CLIP: 'Between Two Points' clip dal film-concerto di David Gilmour "Live al Circo Massimo. Roma"

Romany Gilmour, Dave Gilmour
E ora che la vita mi sottopone ad una ardua prova, lascio che le note di Coming Back to Life mi attraversino ogni poro, deflagrando nel cuore come una promessa di rinascita. Il film cattura questa dualità con maestria cinematografica. Esiste un'immagine di potenza straordinaria, al termine di Comfortably Numb, dove l'obiettivo inquadra una ragazza del pubblico che piange, travolta da un'emozione felice. Simultaneamente, sul palco, tua figlia Romany danza con una libertà selvaggia e gioiosa. In quell'istante convergono universi: il peso malinconico di un'eredità generazionale e la sua forza liberatoria per chi viene dopo, unite in un abbraccio familiare che celebra la musica come linguaggio universale.

Questo film si configura come una dichiarazione definitiva. Mentre Roger Waters nel suo This Is Not a Drill, trasforma il palcoscenico in tribunale per un'accusa feroce alla distopia corporativa, Gilmour percorre un sentiero diverso. La sua è una celebrazione della musicalità pura, dell'atmosfera, dei legami familiari. Se Waters decostruisce i brani per asservirli a una narrazione politica, arrivando persino a rimuovere l'iconico assolo di chitarra da Comfortably Numb, Gilmour lo eleva a momento di trascendenza assoluta.

È sempre così, David. Ogni volta che il tuo assolo immortale giunge al termine, chi ha scelto di tatuarsi questa musica sotto pelle comprende che la vita, talvolta aspra, continua a non piegarci e a non renderci comfortably numb. E ancora una volta, ne sono certo, ci riuscirò. Grazie, Dave.

Live at the Circus Maximus


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