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Locarno 78: Il Trionfo del Sol Levante e la Celebrazione di un Cinema Visionario

Scopri i vincitori e i protagonisti di Locarno 78. Il Pardo d'Oro va a "Tabi to Hibi". Tutti i premi, le star e le analisi di un festival d'autore

Il film giapponese "Tabi to Hibi" di Sho Miyake conquista la 78ª edizione del Locarno Film Festival. Un'annata che premia l'audacia creativa di Austria, Libano e Croaz
ia, mentre Piazza Grande accoglie le stelle da Jackie Chan a Emma Thompson, in un festival che abbraccia l'avanguardia e si proietta verso l'avvenire.

[di Alex M. Salgado]

Tabi to Hibi (Two Seasons, Two Strangers) di Sho Miyake

La settantottesima edizione del Locarno Film Festival si è chiusa con l'apoteosi nipponica: Tabi to Hibi (Two Seasons, Two Strangers) di Sho Miyake ha conquistato l'ambito Pardo d'Oro, segnando la quarta vittoria del Giappone nella storia della manifestazione. Un riconoscimento che suggella un'edizione che il direttore artistico Giona A. Nazzaro ha definito come la celebrazione di un cinema interamente al presente, privo di ogni nostalgia e proiettato in avanti.

Per undici giorni intensi, la cittadina elvetica si è trasformata nell'epicentro pulsante del cinema d'autore planetario, tessendo un dialogo fecondo tra il rigore delle sale cinematografiche e l'incantesimo collettivo di Piazza Grande. Con un programma monumentale di 224 opere – di cui 101 primizie mondiali – il festival ha attestato una vitalità straordinaria: un incremento del 5% degli spettatori rispetto all'edizione precedente e, dato ancora più eloquente, un aumento dell'11% nelle sale al chiuso, testimonianza inequivocabile dell'appetito crescente del pubblico per un cinema che sfida e interroga.

I Vincitori: Cartografia del Cinema Contemporaneo

La giuria del Concorso Internazionale ha tracciato una mappa delle inquietudini contemporanee, premiando opere che esplorano con intrepidezza i confini del corpo, delle frontiere geografiche e delle certezze umane. Il Pardo d'Oro a Tabi to Hibi, trasposizione cinematografica di un manga di Yoshiharu Tsuge, ha consacrato un cinema contemplativo che, attraverso incontri effimeri, edifica una meditazione profonda sulla connessione umana e sulla percezione temporale. L'opera di Miyake è stata acclamata per la sua capacità di scorgere l'universale nell'intimità quotidiana, respingendo ogni spettacolarizzazione per abbracciare la sottile eloquenza delle emozioni.

Il Premio Speciale della Giuria ha trovato dimora in White Snail di Elsa Kremser e Levin Peter, coproduzione austro-tedesca che ha sedotto per la sua natura ibrida, sospesa tra finzione e documentario. Quest'opera visionaria ha conquistato la critica e il pubblico nell'esplorare un legame inatteso in una Bielorussia che assurge essa stessa a protagonista narrativo. I suoi interpreti non professionisti, Marya Imbro e Mikhail Senkov, si sono spartiti il Pardo per la Migliore Interpretazione grazie a una performance di disarmante autenticità.

L'altro riconoscimento interpretativo è stato tributato a Manuela Martelli e Ana Marija Veselčić per Bog neće pomoći (God Will Not Help), pellicola che scandaglia il confronto culturale e la possibilità di tessere legami oltre le barriere linguistiche. Il maestro libanese Abbas Fahdel ha ricevuto il Pardo per la Migliore Regia per Tales of the Wounded Land, proseguendo la sua incessante esplorazione delle realtà umane lacerate dai conflitti mediorientali. 

Una Menzione Speciale ha coronato Dry Leaf di Alexandre Koberidze, esperimento radicale girato interamente con un obsoleto telefono cellulare, che dilata i confini del linguaggio filmico, un'esperienza immersiva totale dall'epilogo poetico e surreale. L'insieme di questi riconoscimenti delinea una cartografia delle ansie globali, confermando la vocazione di Locarno quale tribuna che amplifica le voci spesso relegate ai margini della rappresentazione mainstream.

Il Pardo d’Oro del Concorso Cineasti del Presente è stato invece conferito a Tóc, giấy và nước… (Hair, Paper, Water…) di Nicolas Graux e Trương Minh Quý, a testimonianza della vitalità e della varietà del cinema presentato a Locarno78.

Notte di Stelle sotto la Volta Celeste

Locarno 78
Il cuore pulsante popolare del festival, Piazza Grande, ha saputo orchestrare con maestria l'equilibrio tra cinema d'autore ed eventi di grande magnetismo. La consegna del Pardo alla Carriera a Jackie Chan ha rappresentato un momento di pura magia cinematografica, con una folla oceanica che ha tributato un'ovazione commossa all'icona settantunenne delle arti marziali. Altrettanto memorabile è stata la serata inaugurale con l'Excellence Award a Golshifteh Farahani, che nel suo discorso ha elevato l'arte a "rifugio e fonte di luce in un mondo ottenebrato".

La presenza magnetica di stelle del calibro di Emma Thompson, protagonista del thriller The Dead of Winter, e Willem Dafoe con The Birthday Party, ha conferito a Locarno l'aura hollywoodiana. Questa strategia si è rivelata vincente, utilizzando la visibilità mediatica delle celebrità come chiave d'accesso per incuriosire il grande pubblico e condurlo alla scoperta della programmazione più sperimentale del festival.

Il Bilancio Critico: Chiaroscuri del Concorso

Come in ogni rassegna che si rispetti, non tutte le opere in competizione hanno mantenuto le promesse, delineando un panorama qualitativo inevitabilmente variegato. Accanto a pellicole memorabili, capaci di imprimersi nell'immaginario per la loro forza espressiva, altre sono apparse claudicanti, tradendo le premesse iniziali o smarrendo si in esercizi stilistici poco persuasivi.

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Tra le eccellenze emerge Mektoub My Love: Canto Due di Abdellatif Kechiche, racconto sensuale che si dispiega con naturalezza organica, confermando la maestria del regista nel forgiare un cinema carnale e sensoriale. Analogamente, Le Lac di Fabrice Aragno ha colpito nel segno per la sua intensità e sensibilità visiva, opera in cui il linguaggio cinematografico assurge a protagonista assoluto.

Non sono tuttavia mancate le cadute di stile. Dracula di Radu Jude è apparso come un'opera in cui l'artificio risulta troppo palese, tradendo un'ispirazione che sembra inaridita dopo i precedenti successi del regista rumeno. Egualmente stroncato dalla critica As Estações. The Seasons di Maureen Fazendeiro, pellicola nebulosa e viziata da un compiacimento autoriale che si rivela nemico mortale dell'arte cinematografica.

Se una parola dovesse riassumere questa edizione, sarebbe "audacia". L'audacia della giuria nel premiare opere anticonvenzionali, dei programmatori nell'affiancare Hollywood al cinema di ricerca, degli artisti nell'utilizzare la propria voce come strumento di indagine. Locarno si conferma così il festival della scoperta e del rischio calcolato, un territorio franco dove si celebra un cinema che non fugge dalla realtà, ma si confronta con essa in modo vitale e necessario.

Come ha efficacemente sintetizzato Giona A. Nazzaro

"Costruire un festival equivale a edificare un domani migliore. Un film alla volta".

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