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Festival di Villa Medici 2025: Il cinema che scava nel presente, tra sguardi d'autore e nuove visioni

Scopri il programma completo del Festival di Film di Villa Medici 2025. Dal 10 al 14 settembre, 12 film in concorso, anteprime e ospiti internazionali

Dal 10 al 14 settembre a Roma, la quinta edizione del festival presenta 12 film in concorso, le anteprime di Kelly Reichardt e Laura Wandel, e una giuria d'eccezione con Alain Guiraudie, Guslagie Malanda e Anri Sala.

[di Redazione]

Festival di Film di Villa Medici - ph.  Daniele Molajoli

Nella cornice senza tempo dell'Accademia di Francia a Roma, dal 10 al 14 settembre, il Festival di Film di Villa Medici si appresta alla sua quinta edizione, riconfermandosi come uno degli epicentri più vitali del cinema contemporaneo – là dove le immagini si fanno interrogazione dell'esistente, incontro tra arte e pensiero, territorio di ricerca senza compromessi. Cinque giornate che promettono un dialogo serrato tra autori, interpreti e pubblico, attraverso un programma che ridisegna i confini tra linguaggio cinematografico e arte contemporanea lungo tre direttrici fondamentali: il concorso internazionale, la sezione Focus con le sue carte bianche autoriali, e le magnetiche proiezioni serali che trasformano il Piazzale in un teatro sotto le stelle.

Il cuore pulsante della manifestazione batte nel suo concorso internazionale: dodici opere recenti che giungono da ogni latitudine del mondo, tessendo una mappa di visioni profondamente libera. Qui "convivono sguardi poetici e politici, invenzione visiva e riflessione critica, esperienze intime e affondi sociali" – un mosaico di sensibilità capaci di decifrare le tensioni e le contraddizioni del nostro tempo con linguaggi che sfuggono alle convenzioni.

Bonne journée di Pauline Bastard
Dalla Francia emerge il tagliente +10K di Gala Hernández López, anatomia spietata di un ventenne sedotto dalle chimere del successo facile e dall'ossessione per le criptovalute. Sempre d'Oltralpe, Bonne journée di Pauline Bastard trasfigura un laboratorio di oggetti dismessi in un sorprendente esperimento di arte partecipata. Con delicatezza diversa, Dieu est timide di Jocelyn Charles orchestra un gioco sottile di paure e confessioni tra viaggiatori su un convoglio ferroviario. Caroline Poggi e Jonathan Vinel, attraverso Comment ça va?, immaginano un mondo post-umano dove otto animali tentano di ricomporre i frammenti lasciati dal passaggio dell'umanità.

Dal Libano, Haig Aivazian ci conduce nei labirinti del potere e della memoria con Children of Darkness, opera che intreccia found footage e sperimentazione animata. Il vietnamita Nguyễn Lê Hoàng Phúc firma Bury Us in a Lone Desert, road movie anomalo e struggente che segue le tracce di un ladro e di un uomo in lutto lungo un viaggio inaspettato.

La Grande Storia si riverbera nella rilettura irriverente di Igor Bezinović, che in Fiume o morte! trasforma l'epopea dannunziana in un racconto ibrido tra fiction e documentario punk. La dimensione urbana e personale trova invece voce in Hemel di Danielle Dean – girato in 16mm con attori non professionisti – esplorazione del volto celato di una città inglese plasmata dalle utopie del dopoguerra.

Il monumentale O Riso e a Faca di Pedro Pinho ci trasporta in Africa occidentale, dove un ingegnere portoghese si trova invischiato in una rete di relazioni, sparizioni e alleanze impreviste: opera ambiziosa che attraversa geografie esteriori e paesaggi interiori. Lesley Loksi Chan, con Lloyd Wong, Unfinished, ricompone e monta i materiali dell'omonimo artista sino-canadese scomparso negli anni Novanta, meditazione sul senso dell'incompiuto, del tempo e della memoria.

GUARDA IL TRAILER di O RISO E A FACA

Michela de Mattei, Invernomuto - Paraflu
Il paesaggio italiano torna protagonista in Paraflu, firmato da Michela de Mattei e dal duo Invernomuto: un film che coniuga pellicola analogica e intelligenza artificiale per raccontare il ritorno del lupo nel Nord Italia, metafora del conflitto irrisolto tra natura, tecnologia e identità. A sigillare la selezione, l'anteprima mondiale di The Hand That Feeds di Mtume Gant: ritratto intenso di un musicista hip-hop in crisi esistenziale, solo in una New York gelida e aliena, costretto a reinventare il proprio rapporto con il mondo e con se stesso.

La giuria chiamata a giudicare le opere rispecchia perfettamente lo spirito trasversale del festival: il regista e scrittore francese Alain Guiraudie, l'attrice e curatrice Guslagie Malanda, l'artista visivo Anri Sala. A loro spetterà l'assegnazione del Premio Villa Medici per il Miglior Film e del Premio Speciale della Giuria. Ma il loro ruolo va oltre la valutazione: ciascuno ha firmato una "carte blanche", scegliendo pellicole che dialogano con il proprio universo immaginativo.

Guslagie Malanda propone un dittico sulla violenza sistemica e la sua normalizzazione: Classified People (1987) di Yolande Zauberman, che ci riporta al Sudafrica dell'apartheid dove l'assurdità della classificazione razziale frantuma famiglie e identità; e La Frontière Bleue (2025) di Dinis M. Costa, sguardo implacabile sull'indifferenza di una città costiera andalusa di fronte al naufragio di migranti. Due film che interrogano l'etica dello sguardo e il nostro grado di assuefazione al dolore altrui.

Anri Sala conduce invece in un'esperienza immersiva tra suono e immagine: la sua carte blanche si apre con Long Sorrow (2005), dove il sassofonista Jemeel Moondoc improvvisa sospeso nel vuoto di un palazzo berlinese, per concludersi con 1395 Days Without Red (2011), in cui una donna attraversa Sarajevo assediata sulle note interiori di Čajkovskij. Al centro, una performance dal vivo del sassofonista André Vida, pensata come ponte tra cinema e presenza fisica, tra memoria e risonanza.

Il programma si espande con le proiezioni fuori concorso, tra cui spicca l'anteprima del nuovo cortometraggio di Alice Diop, Fragments for Venus: dialogo serrato tra la rappresentazione delle donne nere nella storia dell'arte e il presente, oscillando tra le sale del Louvre e le strade di New York. Al termine della proiezione, la regista incontrerà il pubblico per un confronto sul senso del fare cinema oggi.

L'intérêt d'Adam - Laura Wandel
La sezione Contrechamps crea connessioni inaspettate tra opere di artisti in residenza a Villa Medici – come Thu Van Tran che dà voce alle statue coloniali in The Yellow Speaks, e Ben Russell che ci porta nel Pacifico meridionale con Let Us Persevere... – e capolavori storici come La Soufrière di Werner Herzog e Les Habitants di Artavazd Pelechian.

Le serate nel Piazzale mantengono intatto il loro fascino magnetico: grandi proiezioni all'aperto che trasformano i giardini di Villa Medici in teatro naturale. Tra le anteprime più attese, L'intérêt d'Adam di Laura Wandel (11 settembre, con il sostegno di CHANEL), delicata e intensa riflessione sulla tutela dell'infanzia, e The Mastermind di Kelly Reichardt, una delle voci più originali e riconoscibili del cinema indipendente americano, che firma una meditazione sul fallimento e sul desiderio di reinvenzione.

GUARDA LA CLIP UFFICIALE DI THE MASTERMIND

Villa Medici - Ph. Sebastiano Luciano
Il festival si conferma anche territorio di incontro e scambio intellettuale: gli spazi della Villa accoglieranno dialoghi con registi e artisti, approfondimenti sul futuro del linguaggio cinematografico, occasioni di riflessione sull'immagine come strumento critico e poetico. La collaborazione con la Librairie 7L arricchisce l'esperienza culturale, mentre quest'anno si aggiunge un'ulteriore presenza artistica: dal 10 settembre, l'artista Eva Jospin esporrà una serie di video inediti nello Studio Balthus, nell'ambito del programma Art Club curato da Pier Paolo Pancotto.

Dopo il successo della scorsa edizione, che ha richiamato quasi quattromila spettatori, Villa Medici si prepara a offrire un nuovo, incantato viaggio nel cinema che muta – restituendo complessità e meraviglia al nostro modo di guardare il mondo. 

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