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Mission: Impossible - Dietro le quinte di una saga leggendaria: i registi raccontano Tom Cruise e le acrobazie che hanno fatto la storia.

Scopri i segreti di Mission: Impossible! I registi svelano l'evoluzione di Ethan Hunt e le folli acrobazie di Tom Cruise in una saga iconica.

Dai primi passi con De Palma all'epica conclusione con McQuarrie, un viaggio attraverso quasi trent'anni di adrenalina, innovazione e l'incredibile dedizione di Tom Cruise.

[di Alex M. Salgado]

Mentre Tom Cruise si prepara a salutare il suo iconico Ethan Hunt con l'ottavo e conclusivo capitolo, Mission: Impossible - The Final Reckoning, è tempo di ripercorrere la folle corsa di un franchise che ha incassato oltre 4 miliardi di dollari in quasi trent'anni. Con una premiere prevista al Festival di Cannes, l'addio si preannuncia ricco di fasto, a differenza del settimo capitolo, Mission: Impossible - Dead Reckoning Part One, la cui corsa fu frenata dal ciclone "Barbenheimer". Cinque registi hanno plasmato l'evoluzione di Ethan Hunt, trasformandolo nella risposta americana a James Bond, tra irruzioni audaci, corse mozzafiato e acrobazie che farebbero tremare i polsi a chiunque, tranne, a quanto pare, a Tom Cruise.

Brian De Palma: L'inizio quasi casuale e la nascita di un'icona d'azione

Mission: Impossible

La trasformazione della saga da spy story a concentrato di azione adrenalinica con Cruise al centro di ogni stunt è iniziata quasi per caso con Mission: Impossible (1996). Brian De Palma, reduce dal tiepido successo di Carlito's Way, aveva bisogno di un colpo grosso. La sua visione fu radicale: "Dobbiamo uccidere tutti gli altri ragazzi in modo da poter iniziare con Tom come leader di un nuovo gruppo". Nonostante le resistenze iniziali e qualche grattacapo con la sceneggiatura, che vide un viavai di scrittori, De Palma ricorda con precisione il momento in cui la miccia dell'audacia di Cruise si accese. Una scena con un acquario gigante che esplode non convinceva con lo stuntman. "Tom, devi fare questo per farlo funzionare davvero", disse De Palma a un Cruise inizialmente timoroso che rispose: "'Sono solo un attore'". Da quel momento, Cruise iniziò a eseguire personalmente le sue acrobazie, inclusa l'iconica discesa nel caveau della CIA, perfezionata con l'ingegnoso espediente delle monete nelle scarpe per mantenere l'equilibrio. Il culmine fu la sequenza del treno ad alta velocità, con Cruise appeso mentre un elicottero lo inseguiva nel tunnel della Manica. Nonostante un incasso mondiale di 457 milioni di dollari, De Palma declinò l'offerta per il sequel, convinto che non si dovrebbero "passare il tempo a fare sequel".

La leggendaria rapina con il cavo metallico di Mission Impossible | Scena completa

John Woo: L'estetica dell'azione e l'Ethan Hunt "alla Cary Grant"

Mission: Impossible 2

Con Mission: Impossible 2 (2000), l'asticella delle sparatorie si alzò notevolmente grazie alla leggenda di Hong Kong, John Woo. Affascinato da Face/Off, Cruise volle Woo per dare un taglio diverso al suo Ethan Hunt. "'Tom aveva detto che voleva che ogni film avesse uno stile diverso'", ricorda Woo. "'Ho deciso di concentrarmi sul personaggio di Ethan Hunt... volevo rendere Tom Cruise il moderno Cary Grant'". E così fu, con un Hunt più elegante, ironico e con capelli lunghi "che lo avrebbe fatto sembrare molto fresco durante le riprese in slow-motion". Woo si trovò di fronte a un Cruise ormai determinato a girare ogni sua scena d'azione, come la vertiginosa arrampicata libera nella sequenza d'apertura. "Tom vuole fare tutto da solo. Io non lo volevo. È così pericoloso, la scogliera era alta 2.000 piedi", racconta Woo, ammettendo di aver ceduto di fronte allo sguardo determinato della star. Woo rimase colpito dalla meticolosa preparazione di Cruise, persino sulla storia delle armi biologiche. E sebbene Cruise inizialmente fosse restio all'idea delle due pistole, marchio di fabbrica di Woo, per timore di una classificazione R, alla fine si lasciò convincere: "È stato fantastico, posso fare di più?".

J.J. Abrams: L'umanizzazione dell'eroe e la scoperta di un regista

Mission: Impossible III 

Per Mission: Impossible III (2006), dopo i forfait di David Fincher e Joe Carnahan, Cruise scommise su un esordiente assoluto sul grande schermo: J.J. Abrams, allora conosciuto per serie TV come Alias. "'Ho incontrato Tom poco prima che girassimo il pilota per Lost'", racconta Abrams, che non aveva idea che quell'incontro gli avrebbe fruttato la regia del film. Insieme decisero di esplorare un lato più umano di Ethan Hunt, mostrandolo innamorato e con una vita personale in gioco. "Nessuno capisce la struttura della storia, tenendo sotto pressione un personaggio, più di Tom Cruise", afferma Abrams, grato per l'opportunità. Il film vide anche un memorabile Philip Seymour Hoffman nei panni di un trafficante d'armi sadico e spietato. Abrams ricorda di aver dovuto, a volte, "pregare sul set che le cose andassero bene di fronte alla temerarietà di Cruise", pur riconoscendone l'estrema preparazione.

Brad Bird: Dinosauri animati e vertigini a Dubai

Mission: Impossible – Ghost Protocol

Mission: Impossible – Ghost Protocol (2011) segnò un'altra prima volta alla regia di un live-action per Brad Bird, già acclamato per capolavori Pixar come Gli Incredibili. Fu proprio Gli Incredibili a convincere Cruise. Bird non si lasciò intimidire dalla prospettiva di far scalare a Cruise l'edificio più alto del mondo a Dubai. "L'animazione è stata la mia droga di ingresso al film", dice Bird, che apprezzò la libertà stilistica del franchise. La sua idea? "Volevo che tutte le cose hi-tech fallissero, così sarebbero stati costretti ad improvvisare". E naturalmente, c'era il Burj Khalifa: da una richiesta iniziale di rompere due finestre, si finì per infrangerne trentasei.

Christopher McQuarrie: La simbiosi creativa e l'arte di evitare le "anatre"

Dopo Ghost Protocol, Tom Cruise ha trovato nel regista e sceneggiatore Christopher McQuarrie il partner creativo ideale, abbandonando la sua precedente abitudine di cambiare regista per ogni film della saga Mission: Impossible. Questa solida intesa ha dato vita agli ultimi quattro capitoli: Rogue Nation (2015), il turbolento Fallout (2018) – durante il quale Cruise si ruppe una caviglia in un audace salto tra i tetti – il più recente Dead Reckoning Part One (2023) e l'attesissimo capitolo finale, The Final Reckoning (previsto per il 2025). Questo sodalizio non solo ha affrontato sfide produttive notevoli, come le complesse riprese durante la pandemia globale, durante le quali Cruise e McQuarrie implementarono rigide linee guida per evitare chiusure (sfociate anche in un celebre rimprovero di Cruise alla troupe, registrato e diffuso online, che tuttavia ricevette ampio sostegno a Hollywood ), ma ha anche spinto costantemente l'asticella dell'azione e dell'ambizione. McQuarrie stesso sottolinea come ogni pellicola rappresenti un superamento della precedente: "Ci avete sentito dire prima con ogni missione: questa è la cosa più complicata che abbiamo mai fatto; questa è la cosa più pericolosa che abbiamo mai fatto; è la cosa più ambiziosa che abbiamo mai fatto. È sempre vero".

The Final Reckoning, in particolare, si preannuncia come l'apice di questa evoluzione, raccogliendo "il culmine di tutte le acrobazie affrontate nel corso dei precedenti quattro film". Le anticipazioni parlano di sequenze sbalorditive, tra cui Cruise appeso a un altro aereo in volo, un salto dal ponte di una portaerei e complesse immersioni subacquee. McQuarrie descrive la sequenza sottomarina e quella aerea del film come "ognuna, a modo suo, la cosa più complicata, più difficile che abbiamo fatto". Oltre all'incredibile lavoro sugli stunt, un elemento chiave del lavoro di McQuarrie è stata la profonda evoluzione del personaggio di Ethan Hunt. Lungi dall'essere un semplice agente segreto spietato alla Bond, Hunt è stato arricchito di profondità emotiva film dopo film, esplorando le sue vulnerabilità e le sue relazioni con gli altri personaggi dei film.


Per gestire la pressione e i rischi intrinseci a produzioni così imponenti, McQuarrie ha condiviso una lezione cruciale appresa sul campo: l'importanza di evitare le "anatre". Durante i meticolosi briefing sulla sicurezza per le sequenze aeree, l'addetto alla sicurezza chiedeva sempre: "'Qualcuno ha delle anatre?'". Un'anatra rappresentava qualsiasi forma di stress o ansia, personale o professionale, che potesse distrarre. "Non è il leone che ti mangia, sono le migliaia di anatre che ti beccano a morte", spiegò l'addetto. Questa filosofia, ovvero la consapevolezza che gli incidenti raramente derivano da un singolo fattore ma da una concatenazione di piccole distrazioni, è diventata fondamentale per McQuarrie, permettendogli di affrontare le immense sfide con la massima lucidità e portare a termine queste complesse e rischiose produzioni, con l'obiettivo di "mantenere viva l'esperienza del grande schermo, mostrare alla gente qualcosa che non hanno mai visto prima".


Dai primi esperimenti stilistici di De Palma alla complessa narrazione emotiva di McQuarrie, la saga di Mission: Impossible si è costantemente reinventata, cementando il posto di Tom Cruise nell'olimpo delle icone d'azione. Con The Final Reckoning ormai alle porte, il pubblico attende con trepidazione l'ultimo, spericolato atto di Ethan Hunt, sigillo su quasi tre decenni di adrenalina cinematografica.

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