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IN-BETWEEN: Quando l'IA Generativa Ridisegna l'Architettura nel Segno del 'Ma' Giapponese

Biennale Venezia: il Padiglione Giappone "IN-BETWEEN" indaga IA e architettura. Il 'ma' come spazio di co-creazione uomo-macchina per un futuro fluido

Il Padiglione del Giappone esplora la co-creazione tra uomo e intelligenza artificiale, ridefinendo autorialità e processo progettuale attraverso il concetto filosofico di 'ma'.

[di Mina Jane]
Perspective of Pilotis of the Japan Pavilion ©SUNAKI (Toshikatsu Kiuchi and Taichi Suna yama)

Alla 19ª Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, il Padiglione del Giappone si erge a epicentro di una speculazione critica con l'installazione IN-BETWEEN – A Future with Generative AI. Curata da Jun Aoki, l'opera trascende la mera esibizione tecnologica per immergersi in un dialogo filosofico sul rapporto simbiotico tra intelligenza artificiale, agire umano e l'ambiente costruito. L'intento è chiaro: esplorare come lo spazio intermedio, questo IN-BETWEEN, possa divenire fucina di creazione originale, rimodellando la nostra concezione di autorialità e processo progettuale.   

Centrale in questa esplorazione è il concetto giapponese di 'ma' (間) – lo "spazio intermedio". Aoki lo descrive non come un vuoto, ma come la "tensione contenuta nelle risposte (dialogo) tra due cose e al concetto che tale tensione possa potenzialmente comportarsi come un soggetto immaginario". Questa cornice filosofica allontana l'IA dal ruolo di mero strumento, proponendola come partner in un processo generativo imprevedibile, dove "le interazioni tra quegli errori (sia umani che IA) daranno vita a una creazione originale che non appartiene né agli umani né all'IA". Si tratta di una valorizzazione della serendipità, degli esiti inattesi scaturiti da un "dialogo teso tra uomo e IA".   

Lo stesso Padiglione diviene il fulcro di un processo di trasformazione concettuale e concreta guidata dall'intelligenza artificiale generativa, evolvendo da semplice contenitore espositivo a elemento dinamico e coinvolto. Componenti architettoniche preesistenti e chiaramente identificate – come il Buco, le Colonne-Muro, le superfici esterne, la terrazza laterizia, la copertura a sbalzo, il percorso anulare inclinato e l'albero di tasso – si convertono in attori interattivi, modulati e influenzati dall'intervento dell'IA. Questo processo è finalizzato a far emergere una forma di soggettività peculiare che si manifesta nello spazio relazionale tra esseri umani e intelligenza artificiale generativa, dissolvendo così le tradizionali distinzioni tra dimensione naturale e artificiale, tra la sfera umana e quella macchinica. Non si tratta solo di progettare con l'IA, ma di come l'IA potrebbe riprogettare l'architettura stessa.   

La prospettiva curatoriale di Jun Aoki nasce da una preoccupazione ponderata: un futuro in cui l'intelligenza artificiale, nel suo fornire soluzioni impeccabili derivate da dati esistenti, potrebbe inavvertitamente condurre a una omologazione culturale e a un appiattimento della creatività. Di fronte a questo rischio, il padiglione assume una valenza etica. Esso si propone come un manifesto per un coinvolgimento attivo e consapevole con le tecnologie emergenti, esortando a plasmare lo sviluppo dell'IA in modo che questa possa amplificare le capacità umane e lo slancio creativo, anziché reprimerli o sostituirli.

Artisti-architetti come Asako Fujikura + Takahiro Ohmura e il collettivo SUNAKI (Toshikatsu Kiuchi & Taichi Sunayama) contribuiscono con installazioni interattive, studi spaziali ed esperimenti di IA generativa, materializzando questo dialogo. L'immagine "Prospettiva dei pilotis" e l'Immagine concettuale della ristrutturazione del Padiglione del Giappone tramite IA offrono scorci di questa trasformazione.   


L'esperienza del fruitore è concepita come un coinvolgimento dinamico, un invito a un confronto partecipativo all'interno di un contesto che sovverte le concezioni tradizionali di progettazione statica e di autorialità singolare. Si delinea la prospettiva di un'architettura concepita speculativamente come fluida, reattiva e priva di un centro univoco, risultato di una co-creazione tra intelligenze umane e capacità non umane.

L'installazione IN-BETWEEN si rivela un'indagine pionieristica, prefigurando un avvenire in cui il rapporto tra uomo e intelligenza artificiale trascende la sottomissione per evolvere in una simbiosi articolata e feconda. Lo spazio intermedio diviene il fertile substrato per inedite espressioni creative, anticipando una nuova sensibilità estetica scaturita da questo ambito relazionale, che celebra la fluidità, l'imperfezione come motore creativo e la complessità che spontaneamente emerge. L'orizzonte di questa esplorazione può spingersi fino a includere la conversazione tra la diade uomo-IA e l'ecosistema naturale, mirando a concepire architetture che non solo rispondono, ma co-evolvono in profonda integrazione con il loro contesto. 

Così, l'architettura si fa membrana porosa, testimone e agente di un futuro ancora da scrivere, tessuto nell'ibridazione tra pensiero umano, logica artificiale e il respiro stesso del mondo.



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