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David 2025: Trionfo al Femminile, Ma la Strada per la Parità alla Regia è Ancora in Salita

Vittorie ai David per le donne registe, ma i dati mostrano un gap persistente. Analisi su parità, sfide, voci e finanziamenti nel cinema italiano.

 Nonostante i recenti successi ai David di Donatello e fenomeni come "C'è ancora domani", i dati globali e italiani mostrano una persistente disparità di genere dietro la macchina da presa. Analisi, voci e iniziative per un futuro più inclusivo.

[di Alex M. Salgado]

Maura Delpero - David di Donatello

L'edizione 2025 dei David di Donatello ha regalato un'immagine potente del talento femminile nel cinema italiano. Il trionfo di Maura Delpero con Vermiglio, vincitrice per Miglior Film, Miglior Regia (prima donna nella storia dei David) e Miglior Sceneggiatura Originale, insieme ai riconoscimenti a Margherita Vicario per l'Esordio alla Regia (Gloria!e a Valeria Golino, Francesca Marciano, Valia Santella (insieme a Luca Infascelli, Stefano Sardo) per la Sceneggiatura Non Originale (L'arte della gioia), sembra indicare una svolta. Già nel 2024, Paola Cortellesi aveva vinto come Miglior Esordio con C'è ancora domani. Eppure, dietro i riflettori dei premi, la realtà della regia femminile, sia in Italia che nel mondo, racconta una storia di progresso lento e ostacoli sistemici.   

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Uno Sguardo Globale: Lentezza e Disparità Nonostante il Talento

A livello internazionale, lo studio "Inclusion in the Director's Chair" della USC Annenberg Inclusion Initiative rivela una crescita minima: nel 2023, solo il 12,1% dei registi dei film di maggior incasso erano donne, un lieve aumento dal 9% del 2022 e dal 2,7% del 2007. Nel 2024, la percentuale è salita appena al 13,4%. Complessivamente, tra il 2007 e il 2023, solo il 6% dei registi analizzati erano donne, con un rapporto uomini/donne di quasi 10 a 1. Movimenti come #MeToo e Time's Up hanno aumentato la consapevolezza, ma non hanno scardinato le barriere strutturali legate a potere, bias, accesso a finanziamenti e distribuzione. Crucialmente, i dati smentiscono l'idea che i film diretti da donne siano meno validi: non c'è differenza significativa nei punteggi medi di critica. Anzi, nel 2024, i film diretti da donne hanno ottenuto i punteggi più alti. La disparità non è nel talento, ma nelle opportunità.   

Il Contesto Italiano: Eccellenze e "Sipario di Cristallo"

L'Italia, pur celebrando successi come quelli ai David e il fenomeno commerciale e culturale di Paola Cortellesi, si posiziona sotto la media europea. Se in Europa circa il 25-26% dei registi di lungometraggi sono donne (dati EAO 2018-2022), in Italia la percentuale si ferma intorno al 15-18% (con il 17% nel 2023 secondo dati MiC e il 13% per la fiction nel 2022 secondo Lab Femmes de Cinéma/EAO ), con una crescita minima per i film di finzione (dall'11% al 13% tra 2019-2022). Siamo tra i paesi europei con la rappresentanza più bassa, superati solo dalla Bulgaria. Le disuguaglianze sono concrete: le registe italiane guadagnano in media circa il 38% in meno dei loro colleghi uomini, un divario peraltro peggiorato tra il 2017 e il 2022. Esiste poi un "sipario di cristallo": le donne dirigono meno film ad alto budget, con un budget medio significativamente inferiore (circa 1,5 milioni di euro contro quasi 2,3 milioni per gli uomini, secondo dati del 2021 ). La sottorappresentazione si estende anche ad altri ruoli chiave come direzione della fotografia, composizione musicale e montaggio.

Le protagoniste confermano le difficoltà. Piera Detassis, Presidente dei David di Donatello, pur rifiutando quote rosa o premi specifici ("si premia la bravura"), lavora per rinnovare e diversificare, sottolineando l'importanza di investire culturalmente nel cinema italiano. La Dr. Stacy L. Smith (USC Annenberg) ribadisce che i numeri rappresentano donne reali che lottano per carriere sostenibili in un'industria che fatica a riconoscerle. Cristina Comencini parla del disagio nel navigare un ambiente maschile, mentre altre evidenziano la lotta per la visibilità e la necessità di scardinare stereotipi. Camilla Toschi, direttrice del Festival Internazionale di Cinema e Donne, definisce la parità di genere nel cinema ancora un'"utopia", pur riconoscendo le battaglie portate avanti dalle autrici

Iniziative e Finanziamenti la Sfida dell'Efficacia

Per affrontare queste disparità, l'Italia si affida principalmente alla Legge Cinema (Legge 220/2016), gestita dal Ministero della Cultura. Questa legge introduce meccanismi specifici per favorire la parità: i Contributi Selettivi, ad esempio, assegnano punti aggiuntivi ai progetti basati su criteri di genere (7 punti per regista donna, 4 per maggioranza autrici, 6 per maggioranza capi-reparto donne), influenzando la valutazione qualitativa. Anche i Contributi Automatici, basati sui risultati passati, premiano le opere a guida femminile generando punteggi più alti per futuri investimenti. A questi si aggiunge il Tax Credit, un pilastro del finanziamento che, pur non essendo specifico per il genere, può coprire fino al 40% dei costi eleggibili e risulta più accessibile per progetti che ottengono buoni punteggi grazie anche ai criteri di genere. Sebbene il Ministero abbia rilevato un aumento delle richieste per progetti guidati da donne, la lenta progressione nei numeri effettivi solleva dubbi sull'impatto reale di queste politiche. Critiche emergono anche sulla gestione generale dei fondi pubblici, quasi raddoppiati tra 2017 e 2022, con casi di film molto finanziati ma con scarso riscontro al botteghino, alimentando un dibattito sull'efficacia generale (attualmente oggetto di valutazione ). Sul fronte privato, si registra l'impegno di Intesa Sanpaolo con 5 miliardi di euro per il settore, ma mancano programmi specifici per registe, in un contesto dove l'accesso al credito rimane più complesso per le donne. Cruciale resta il ruolo di associazioni come WIFTM Italia e di festival dedicati nel promuovere e supportare il talento femminile.  

Le recenti vittorie e i successi commerciali dimostrano che aumentare la presenza femminile non è solo una questione di equità, ma un arricchimento fondamentale per il cinema, capace di portare nuove prospettive e conquistare il pubblico. Tuttavia, raggiungere una parità sostanziale richiede un impegno che vada oltre le iniziative attuali, pur importanti. È necessario un approccio olistico che sfidi i bias inconsci nei finanziamenti, garantisca equa distribuzione, promuova attivamente le donne in ruoli decisionali chiave, monitori costantemente l'efficacia delle politiche, e affronti le barriere strutturali, come la diseguale distribuzione del lavoro di cura. Il cammino è ancora lungo, ma la crescente consapevolezza e i segnali positivi possono alimentare un cambiamento verso un cinema finalmente più plurale e rappresentativo.

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