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Bono si racconta a Cannes: Stories of Surrender tra musica, vita e un cuore eccentrico

Recensione di Bono: Stories of Surrender. Il leader degli U2 si racconta in un film toccante presentato a Cannes. Vita, musica e significati nascosti

L'anima di Bono Hewson tra U2, famiglia e redenzione nel documentario di Andrew Dominik. Un viaggio intimo e potente. La Recensione di Luci sulla Scena Magazine.

[di Alex M. Salgado]

Bono: Stories of Surrender (Courtesy AppleTV+)

Presentato al Festival di Cannes, Bono: Stories of Surrender emerge come un'affascinante fusione tra performance teatrale e documentario cinematografico che svela l'universo interiore di Paul Hewson, l'iconico frontman degli U2. Diretto con sensibilità da Andrew Dominik (già noto per opere come Blonde e L'Assassinio di Jesse James per Mano del Codardo Robert Ford), il film trasforma lo spettacolo autobiografico di Bono, ispirato al suo memoir Surrender: 40 Songs, One Story, in un'esperienza visiva coinvolgente che trascende il semplice concerto filmato.

Un'opera visivamente seducente

La fotografia in bianco e nero, curata magistralmente da Erik Messerschmidt, premio Oscar per Mank, conferisce al film un'eleganza visiva che amplifica la dimensione intima del racconto. La regia di Dominik, attraverso una sapiente combinazione di angolazioni e montaggio, trasforma il palcoscenico del Beacon Theatre di New York in uno spazio atemporale dove i ricordi prendono vita con intensità cinematografica.

"Sono nato con un cuore eccentrico", confessa Bono all'inizio del film, una frase che risuona come metafora perfetta della sua esistenza e allude anche alla condizione cardiaca che nel 2016 lo ha portato a sottoporsi a un intervento d'urgenza per la sostituzione della valvola aortica. Questo incontro ravvicinato con la morte sembra aver innescato una riflessione profonda sulle relazioni fondamentali della sua vita.

Il fantasma del padre

Bono: Stories of Surrender (Courtesy AppleTV+)
Al centro del racconto si staglia la figura complessa di Brendan Robert "Bob" Hewson, padre di Bono. Il loro rapporto, descritto con sfumature ora comiche ora dolorose, emerge come una delle colonne portanti della narrazione. Bob, tenore dotato con passione per l'opera, appare come un uomo di poche parole ma grande impatto emotivo, che accoglieva sempre il figlio ormai adulto con la stessa rituale domanda: "Qualcosa di strano o sorprendente?". In un momento toccante del film, Bono racconta di aver rivoltato questa domanda al padre, scoprendo che l'uomo aveva ricevuto una diagnosi di cancro, trovandosi così nella "sala partenze" della vita.

La perdita prematura della madre, colpita da emorragia cerebrale quando Bono aveva appena 14 anni, rappresenta un'altra ferita formativa. Il padre, incapace di elaborare il lutto, non pronunciò mai più il nome della moglie, creando un vuoto che il giovane Paul avrebbe tentato di colmare attraverso la musica.

Nascita di una rockstar

Con genuina autenticità, Bono ripercorre la genesi degli U2, l'incontro con i compagni The Edge, Adam Clayton e Larry Mullen Jr., avvenuto nella stessa settimana in cui conobbe la futura moglie Ali Stewart. Il film offre uno sguardo privilegiato sulla democrazia interna della band, dove ogni membro ha uguale voce in capitolo, e sui momenti di crisi, come quando il gruppo rischiò di sciogliersi dopo il primo album, in parte a causa della religiosità di Bono e The Edge che confliggeva con lo stile di vita tipico delle rockstar.

Non mancano momenti di deliziosa leggerezza, come l'aneddoto su Luciano Pavarotti che si presentò improvvisamente con un gruppo di giornalisti per convincere la band a esibirsi in un concerto di beneficenza per l'agenzia War Child, o il racconto del padre, noto antimonarchico, che si sciolse incontrando la Principessa Diana.

Bono: Stories of Surrender (Courtesy AppleTV+)

L'arte della performance

Sul palco minimalista, Bono si rivela un narratore dalle qualità attoriali notevoli, capace di modulare la voce con inflessioni musicali che ricordano le recitazioni poetiche di T.S. Eliot. Si muove tra pochi elementi scenici simbolici: un tavolo che evoca la cucina della sua infanzia al numero 10 di Cedarwood Road, sedie vuote sotto i riflettori che rappresentano i membri della band, il padre o altre figure significative.

Le interpretazioni musicali, riarrangiate dal collaboratore storico degli U2 Jacknife Lee ed eseguite con la violoncellista Kate Ellis e l'arpista Gemma Doherty, offrono versioni intime e contemplative di classici come Sunday Bloody Sunday, Where the Streets Have No Name, Vertigo, Desire e Beautiful Day. A 65 anni, la voce di Bono, che lui stesso descrive come in transizione dal baritono al tenore, suona sorprendentemente potente e nuova in queste esecuzioni più lente e riflessive.

Tra confessione e performance

C'è qualcosa di profondamente irlandese nella prosa di Bono, che intreccia umorismo, poesia e una certa inclinazione per il racconto esagerato. "Questi sono i racconti esagerati di una rockstar bassa di statura" scherza all'inizio dello spettacolo, dimostrando una consapevolezza autoironica che pervade l'intera narrazione.

Pur nell'onestà disarmante di molti passaggi, il film mantiene una certa tensione tra rivelazione autentica e gestione dell'immagine. Quando Bono affronta la questione del suo attivismo e della filantropia, ammette la propria ipocrisia di rockstar privilegiata che gioca a fare il santo, ma la liquida sostenendo che ciò che conta non sono le motivazioni ma i risultati. Una posizione che, pur nella sua pragmaticità, lascia aperto il dibattito sulla performatività della compassione nell'era delle celebrità globali.

Bono: Stories of Surrender (Courtesy AppleTV+)
Un viaggio di "resa"

Il concetto di "surrender" (resa) che dà il titolo al memoir e allo spettacolo rimane parzialmente enigmatico. Sembra alludere alla vulnerabilità, al tentativo di spogliarsi della maschera di rockstar per scoprire l'uomo che si nasconde dietro. Se Bono riesca effettivamente in questa impresa resta una questione aperta, ma forse, come suggerisce il film stesso, non è questo ciò che desideriamo veramente dalle nostre rockstar.


Bono: Stories of Surrender si rivela così un'opera affascinante che bilancia sapientemente intrattenimento e profondità emotiva, una celebrazione della narrativa come forma d'arte e un'esplorazione degli intrecci tra vita pubblica e privata, tra trauma e creazione, tra ambizione personale e impegno collettivo.

Cast e Credits Principali:

  • Cast: Bono
  • Regia: Andrew Dominik
  • Produttori: Meredith Bennett, Alec Sash, Brad Pitt, Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Jon Kamen
  • Produttori Esecutivi: Bono, Dave Sirulnick, Lasse Jarvi, Jennifer Pitcher, Kelly McNamara
  • Direttore della Fotografia: Erik Messerschmidt
  • Montaggio: Lasse Jarvi
  • Distributore: Apple Original Films / Apple TV+
  • Durata: 1 ora e 27 minuti

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