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Una Figlia di Ivano De Matteo: L'Amore Paterno Oltre il Baratro della Ragione

recensione di una figlia di Ivano de Matteo. Dopo MIA il regista esplora il dramma di un padre (Accorsi) e una figlia (Francesconi) dopo un crimine

Dopo Mia, Ivano De Matteo ribalta la prospettiva sul dramma familiare. La Recensione di Luci Sulla Scena Magazine.

 [di Alex M. Salgado]

Ivano De Matteo prosegue con coerenza ammirevole la sua indagine nelle pieghe più oscure e complesse dell'istituzione familiare, un territorio che esplora da anni con uno sguardo privo di sconti, ancorato a un realismo sociale che non teme di affrontare verità scomode. Chi ha ancora negli occhi la potenza disturbante di Mia, il suo precedente lavoro che scavava nel trauma di un amore tossico adolescenziale e nella disperata reazione paterna , ritroverà in Una Figlia, in uscita nelle sale italiane il 24 aprile grazie a 01 Distribution dopo l'anteprima al Bif&st, la stessa mano sicura nel maneggiare materiale incandescente, ma da una prospettiva ribaltata, quasi speculare. Nato, per ammissione dello stesso regista, dalle domande del pubblico proprio su "Mia" – interrogativi sul ruolo genitoriale dell'altra parte, quella del "carnefice" – questo nuovo film, liberamente ispirato al romanzo "Qualunque cosa accada" di Ciro Noja , si addentra in un territorio morale ancora più impervio e scivoloso. 

La storia ci presenta Pietro, interpretato da Stefano Accorsi, padre vedovo che ha cresciuto la figlia adolescente Sofia (la convincente Ginevra Francesconi) in un legame quasi simbiotico, nato e nutrito dal lutto condiviso. L'equilibrio si spezza quando Pietro tenta di ricostruire una propria vita affettiva con Chiara (Thony), scatenando nella figlia una reazione di ostilità che culmina in un gesto estremo, irreparabile. 

GUARDA IL TRAILER ---> https://www.youtube.com/watch?v=qMggZmdyICk&t=3s

De Matteo sceglie saggiamente di non indugiare sull'atto in sé, che avviene nelle prime battute, ma di concentrarsi sul "dopo": sulle conseguenze devastanti che questo evento proietta sulla vita di entrambi, sul percorso di Sofia attraverso il sistema giudiziario minorile – descritto con realismo crudo – e, soprattutto, sulla lacerante lotta interiore di Pietro. Il cuore del film pulsa proprio qui, nella domanda angosciante che attraversa ogni scena: può l'amore di un padre resistere a tutto, anche all'orrore, anche quando la ragione e la morale sembrano indicare una distanza incolmabile? De Matteo affronta questo quesito con la consueta onestà intellettuale, rifiutando scorciatoie emotive o giudizi consolatori. Il suo sguardo rimane fermo, quasi documentaristico nell'osservare il dolore, la rabbia, il rifiuto iniziale e il lentissimo, faticoso tentativo di riavvicinamento e perdono, sostenuto dalla presenza amica dell'avvocato interpretato da Michela Cescon


Le interpretazioni sono il perno su cui ruota l'efficacia emotiva del film: Accorsi offre una prova maiuscola, tutta giocata sulla sottrazione e sul tormento interiore, capace di comunicare lo strazio di un uomo diviso ; al suo fianco, Ginevra Francesconi regge magnificamente un ruolo complesso, incarnando le diverse fasi del percorso della figlia con sorprendente maturità e naturalezza. Se forse "Una Figlia" non possiede la stessa ferocia immediata di "Mia", quel pugno nello stomaco che arrivava diretto per l'empatia istintiva con la vittima , la sua forza risiede proprio nella complessità morale che propone, nello sfidare lo spettatore a confrontarsi con sentimenti ambigui e a interrogarsi sui limiti dell'amore genitoriale senza offrire risposte facili. Qualche snodo narrativo secondario, come il rapporto tra Sofia e la nuova compagna del padre o la dinamica padre-figlia precedente alla tragedia, avrebbe forse meritato un maggiore approfondimento per arricchire ulteriormente il contesto , ma si tratta di sfumature all'interno di un'opera solida e coerente. "Una Figlia" è un film doloroso, necessario, che conferma Ivano De Matteo come uno degli autori più lucidi e coraggiosi del nostro cinema nel raccontare le crepe nascoste sotto la superficie della normalità familiare, costringendoci a guardare dove preferiremmo distogliere lo sguardo e a riflettere sulla fragilità dei legami e sulla difficile arte di essere genitori, "qualunque cosa accada".




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