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Netflix sfida la Francia: ricorso contro la finestra di 15 mesi sui film

Netflix sfida la Francia: ricorso contro la finestra di 15 mesi sui film ("chronologie des médias").

Il colosso dello streaming contesta la finestra di 15 mesi per l'accesso ai film, definendo il sistema "squilibrato e ingiusto", nonostante investimenti record nel cinema francese.

[di Redazione]

Il complesso equilibrio tra la protezione dell'industria cinematografica nazionale francese e le dinamiche operative delle piattaforme di streaming globali è entrato in una nuova fase contenziosa. Netflix, gigante dello streaming mondiale, ha infatti formalizzato la sua opposizione alle attuali normative sulla "chronologie des médias", presentando un ricorso ufficiale al Consiglio di Stato, la più alta corte amministrativa francese. Al centro della disputa, come riportato in esclusiva dalla testata Variety, vi è la regola che impone a Netflix un'attesa di 15 mesi dall'uscita di un film nelle sale prima di poterlo rendere disponibile ai propri abbonati in Francia. Questa mossa legale sottolinea l'insoddisfazione della piattaforma per un sistema che percepisce come restrittivo e non più adeguato ai propri livelli di investimento nel paese.

Le attuali finestre di sfruttamento sono il frutto di un accordo complesso siglato nel 2022, strettamente legato all'implementazione nazionale della direttiva europea sui Servizi Media Audiovisivi (AVMS). In quell'occasione, Netflix fu pioniere tra gli streamer nel firmare un accordo triennale con le organizzazioni professionali del cinema francese, impegnandosi a investire una quota significativa, pari al 20% dei propri ricavi locali, in contenuti francesi. Questo impegno si tradusse in un investimento annuo stimato in circa 250 milioni di euro e consentì a Netflix di ottenere una riduzione della finestra di attesa da 36 a 15 mesi. Tuttavia, a distanza di anni e con l'accordo in scadenza a fine anno, Netflix lamenta una situazione di stallo. Nonostante un notevole incremento degli investimenti specifici nel cinema francese, quantificati in 50 milioni di euro annui che hanno contribuito al finanziamento o co-finanziamento di 27 film solo l'anno scorso, la finestra di accesso rimane ancorata ai 15 mesi. La piattaforma evidenzia inoltre il proprio impatto economico complessivo sull'industria creativa francese, stimato da Netflix stessa in oltre 1,7 miliardi di euro e nel sostegno a più di 25.000 posti di lavoro negli ultimi quattro anni, come prova del proprio impegno radicato.

Il fulcro tecnico della controversia risiede nel meccanismo di calcolo delle finestre, legato non solo all'investimento totale ma specificamente alla percentuale del fatturato locale reinvestita in film destinati primariamente all'uscita cinematografica. Per Netflix, questa percentuale si attesta attualmente al 4%, un valore che, secondo le regole vigenti e le interpretazioni delle controparti industriali, non giustifica una riduzione ulteriore della finestra. La situazione è stata ulteriormente esacerbata, dal punto di vista di Netflix, dall'accordo separato raggiunto da Disney+, che si è assicurata una finestra più vantaggiosa di 9 mesi. Sebbene l'investimento assoluto di Disney+ in contenuti francesi sia inferiore a quello di Netflix, l'impegno proporzionale di Disney è stato maggiore, con una quota del 25% del fatturato locale destinata ai contenuti francesi e, crucialmente, del 14% specificamente ai film per le sale. Poiché le normative francesi prevedono che un accordo firmato da un operatore possa estendere i suoi termini agli altri, Netflix si trova tecnicamente vincolata alla finestra di 15 mesi per il prossimo triennio (fino al 2028), a meno di un intervento correttivo da parte del Consiglio di Stato.

Di fronte a questo scenario, Netflix definisce il sistema "squilibrato e ingiusto". La vicepresidente dei contenuti per la Francia, Pauline Dauvin, ha articolato la posizione dell'azienda in una lettera al Consiglio di Stato, ottenuta da Variety. Dauvin sottolinea la contraddizione percepita: mentre l'azienda investe "più che mai in film francesi usciti nelle sale", i suoi abbonati francesi devono attendere 15 mesi per vedere "i film che hanno contribuito a portare sugli schermi". La richiesta di Netflix, rimasta invariata dal 2022, è di "ridurre la finestra per i film che abbiamo prefinanziato al nostro attuale livello di investimento". Dauvin ha tenuto a precisare che l'intento non è "sconvolgere l'ecosistema", ma piuttosto "migliorarlo", rendendolo più sostenibile e allineato alle moderne abitudini di consumo. Far attendere gli spettatori francesi più a lungo che altrove per film co-finanziati dalla piattaforma stessa è considerato "non sostenibile". L'appello finale è per "regole eque che riflettano le abitudini di visione odierne e il nostro contributo alla creatività francese".

Questa azione legale apre quindi un capitolo significativo nella dialettica tra politiche culturali nazionali, volte a preservare un ecosistema cinematografico unico, e le pressioni esercitate dai modelli di business globali dello streaming. L'esito del ricorso al Consiglio di Stato non influenzerà solo le operazioni di Netflix in Francia, ma potrebbe avere ripercussioni sull'intero quadro normativo audiovisivo francese e potenzialmente ispirare dibattiti simili in altri paesi europei.

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