Cate Blanchett Dice Che Lascia la Recitazione (Di Nuovo)? Oh, Cate, Non Spezzarci il Cuore!

Cate Blanchett dice di voler smettere di recitare (di nuovo!). L'attrice premio Oscar è seria? Un appello ironico alla nostra diva preferita.

[di Massimo Righetti]

Not Again, Cate! Le Ultime Voci sul Ritiro

Ebbene sì, cinefili miei, sembra che la nostra Cate ci ricasci. Proprio quando pensavamo di poterci godere in pace la sua ultima, acclamata interpretazione nel thriller di spionaggio Black Bag, ecco che arriva la notizia bomba, o forse dovremmo dire la solita vecchia canzone: Cate Blanchett, la nostra impareggiabile regina di sguardi sottili e battute devastanti, starebbe pensando seriamente di appendere la maschera al chiodo. A 55 anni, dopo oltre tre decenni di carriera che definire stellare è riduttivo, l'attrice australiana due volte premio Oscar ha confessato a RadioTimes, durante la promozione del suo debutto in un radiodramma per BBC Radio 4 intitolato The Fever, di contemplare l'addio alle scene.

La frase incriminata, quella che ha fatto tremare i polsi ai milioni di fan in tutto il mondo, è stata riportata da numerose testate: "La mia famiglia alza gli occhi al cielo ogni volta che lo dico, ma dico sul serio. Sono seria riguardo all'abbandono della recitazione.". Ora, chi segue la Divina Cate da un po' – e chi scrive lo fa da tantissimi anni, con devozione religiosa, quasi mistica – sa che questo non è esattamente un fulmine a ciel sereno. La stessa ammissione che la sua famiglia "alza gli occhi al cielo" suggerisce che questo ritornello sia un classico del repertorio Blanchett, un pensiero ricorrente che emerge ciclicamente. Ma sentirlo ribadire con quella parola, "seria", un po' di angoscia ce la mette.

Infatti, scavando nel web, scopriamo che l'idea del ritiro o di una lunga pausa è un leitmotiv nella narrazione pubblica di Cate Blanchett. Già nel febbraio 2023, in un'intervista per la copertina di Vanity Fair, aveva rivelato che i pensieri di abbandonare la recitazione non sono affatto sporadici: "Non sono occasionali — sono continui. Su base giornaliera o settimanale, di sicuro.".

In quell'occasione, ci regalò anche una delle sue metafore memorabili per descrivere il suo rapporto altalenante con il mestiere: "È una storia d'amore, no? Quindi ti innamori e ti disinnamori, e devi essere sedotta di nuovo.". Una frase che cattura perfettamente l'ambivalenza, la passione mista a stanchezza che sembra caratterizzare il suo legame con la recitazione. Molti all'epoca collegarono queste dichiarazioni al ruolo incredibilmente impegnativo e fisicamente estenuante di Lydia Tár nel film Tár, per cui ottenne l'ennesima nomination all'Oscar. Pare che persino il regista Todd Field le avesse suggerito di prendersi una pausa, portandola a rifiutare un paio di progetti e a dichiarare che era "tempo di stare tranquilla".

Andando ancora più indietro, in una conversazione del 2019 con Julia Roberts per Interview magazine, la confessione si fece ancora più intima e forse più cupa: "Man mano che invecchi, recitare diventa sempre più umiliante... Ora capisco [perché gli attori più anziani che ammiravo parlavano di smettere] è perché vogliono mantenere un legame con gli ultimi brandelli della loro sanità mentale.". Parole forti, che suggeriscono come il logorio non sia solo fisico o legato alla fatica post-progetto, ma tocchi corde più profonde, legate alla percezione di sé e alla difficoltà di preservare un equilibrio interiore in un mestiere così esposto.

Ma quali sono le ragioni dietro questa ricorrente tentazione di fuga dal set? Al di là della stanchezza o dell'"umiliazione" legata all'età, Blanchett adduce motivazioni molto concrete e coerenti nel tempo. Innanzitutto, il desiderio di esplorare altre dimensioni della vita: "Ci sono molte cose che voglio fare nella mia vita," ha ribadito anche nell'intervista a Radio Times.

Poi c'è il suo rapporto complesso con l'immagine statica, quella catturata dalle fotografie: "Ho più senso in movimento – ci è voluto molto tempo per sentirmi lontanamente a mio agio con l'idea di essere fotografata.". Un'affermazione interessante per un'attrice il cui lavoro si basa proprio sul dare vita e verità al movimento.

Ancora più sorprendente, forse, è la sua persistente sensazione di essere un'outsider, nonostante sia una delle donne più celebrate e ammirate del pianeta: "Mi sono sempre sentita ai margini delle cose, quindi sono sempre sorpresa quando appartengo a qualche posto.". Questa percezione di sé come "periferica" stride potentemente con la sua posizione centrale nell'olimpo cinematografico. Forse la chiave sta nella sua stessa ammissione: "Ho passato una vita a sentirmi a mio agio con la sensazione di essere a disagio.". Sembra quasi che abbia imparato a convivere con questo scollamento tra sé e il suo ruolo pubblico, trovando una sorta di equilibrio precario nell'accettazione del disagio. D'altronde, come ha detto in passato, vive la sua vita parallelamente al lavoro, senza capire l'attrazione per la celebrità e la fama fine a se stesse.

Ed è qui che l'ironia della situazione raggiunge il suo apice. Perché mentre la nostra Cate dichiara urbi et orbi di essere "seria" riguardo all'abbandono della recitazione, la sua agenda professionale sembra raccontare una storia completamente diversa. Subito dopo l'intervista a Radio Times, è pronta per il debutto nel radiodramma The Fever. Il suo recente film Black Bag, diretto da Steven Soderbergh e interpretato accanto a Michael Fassbender, viene descritto come uno dei più acclamati della sua carriera.

E non è finita qui. La lista dei progetti recenti o futuri è impressionante: la serie Apple TV+ Disclaimer di Alfonso Cuarón, il film Borderlands di Eli Roth, il nuovo lavoro di Jim Jarmusch Father, Mother, Sister, Brother, la commedia corale Alpha Gang (che sta anche producendo) e il film The New Boy. Ricordiamo che anche dopo Tár, quando aveva espresso il bisogno di "stare tranquilla", ha continuato ad accettare ruoli importanti.

Viene da chiedersi, con affettuosa ironia, cosa significhi esattamente "abbandonare la recitazione" nel vocabolario di Cate Blanchett. Forse intende dire che smetterà... dopo il prossimo film? O quello dopo ancora? La contraddizione tra le parole e i fatti è talmente evidente da diventare quasi comica.

E quindi, cara Cate, permettici un appello accorato, da vecchi ammiratori che hanno seguito ogni tua trasformazione, da Elisabetta I a Galadriel, da Katharine Hepburn a Bob Dylan, da Jasmine French a Lydia Tár.

Ti capiamo, davvero. Comprendiamo il disagio per i riflettori, la voglia di fare "altre cose", la fatica di un mestiere che può sembrare "umiliante".

Ma... pensaci bene. Pensa a noi, poveri cinefili e innamorati nemmeno troppo segretamente di te, che rimarremmo orfani della tua intelligenza, della tua grazia, della tua capacità di illuminare ogni personaggio che tocchi. Pensa alle cerimonie degli Oscar, che perderebbero la loro regina indiscussa di stile e talento.

Hai detto una volta una frase meravigliosa: "Se sai che fallirai, allora fallisci gloriosamente!". Ecco, ti preghiamo: non deluderci riuscendo nel tuo intento di smettere. Se proprio devi, fallisci gloriosamente nel tentativo di ritirarti! Continua a farti sedurre da quella storia d'amore che è la recitazione, anche se a volte ti fa soffrire.

Quindi, per favore, Cate la Grande, ripensaci. Il grande schermo, il teatro, la radio e persino me, tutti noi abbiamo disperatamente bisogno della tua luce, della tua arte, della tua presenza magnetica. Non osare lasciarci! Il mondo sarebbe un posto decisamente più noioso (e meno bello) senza di te.