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ARSA: La Bellezza Selvaggia di Stromboli in un Esordio Visivamente Potente.

Recensione ARSA: l'esordio dei Masbedo tra potenza visiva a Stromboli e performance intensa. Un film affascinante ma imperfetto. Da vedere?

Quando l'arte visiva incontra il cinema narrativo: ARSA dei film Masbedo, un'opera prima affascinante e controversa che celebra la potenza delle immagini e la forza della natura. La Recensione di Luci Sulla Scena Magazine.

Gala Zohar Martinucci
[di Alex M. Salgado]
Il panorama cinematografico italiano accoglie ARSA, l'atteso esordio nel lungometraggio del duo artistico Masbedo (Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni), già noti internazionalmente per la loro videoarte. Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2024 e distribuito da Fandango dal 24 aprile 2025, il film irrompe con una luminosità visiva che non lascia indifferenti, frutto della visione dei registi, affiancati alla sceneggiatura da Giorgio Vasta e supportati dalla fotografia chiave di Gherardo Gossi, dal montaggio di Jacopo Quadri e dal sound design di Marco Saitta. Al centro di questa opera visivamente potente, brilla l'esordiente Gala Zohar Martinucci nel ruolo di Arsa, la cui interpretazione incarna una bellezza acerba e intensa, affiancata da Jacopo Olmo Antinori, Tommaso Ragno e Lino Musella. Un debutto che segna un passaggio audace dall'arte visiva alla narrazione cinematografica, destinato a suscitare dibattito.

Un'Isola, una Ragazza, un Incontro

Il film ci porta sull'isola ancestrale di Stromboli, ai margini di una riserva naturale, dove vive Arsa (Gala Zohar Martinucci), una diciottenne isolata. Il suo compito è raccogliere i rifiuti che il mare incessantemente deposita sulla spiaggia. Ispirata dalle sculture del padre artista, la cui creatività era stata soffocata dalle logiche di mercato, Arsa trasforma questi scarti in nuove forme, creando un universo artistico sospeso. La sua esistenza solitaria, scandita dall'osservazione della "civiltà" attraverso un binocolo, viene interrotta dall'arrivo di tre ragazzi in vacanza. Uno di loro, Andrea (Jacopo Olmo Antinori), è attratto dalla figura enigmatica e selvatica di Arsa, tentando di infrangere il suo isolamento e costringendola a confrontarsi con emozioni e desideri nuovi.   

GUARDA IL TRAILER ---> https://www.youtube.com/watch?v=OgFmxNIM2MY

ARSA è un film che colpisce innanzitutto per la sua straordinaria potenza visiva. I Masbedo, forti della loro esperienza nella videoarte, costruiscono inquadrature di grande impatto estetico, cariche di simbolismo e capaci di creare atmosfere dense e suggestive. La fotografia di Gherardo Gossi esalta la bellezza selvaggia e primordiale di Stromboli, trasformando l'isola non in una semplice cartolina, ma in un personaggio vivo, specchio dell'anima aspra e solitaria della protagonista. L'isola respira, soffre l'invasione dei rifiuti, ma resiste nella sua maestosità ancestrale.   


Al centro di questo universo visivo si muove Arsa, interpretata da una sorprendente Gala Zohar Martinucci. Al suo debutto, l'attrice regala una performance acerba ed esplosiva, carica di naturalezza e intensità. La sua presenza fisica, la sua capacità di comunicare la complessità di Arsa – creatura quasi ferina, custode di un lutto e al contempo aperta alla scoperta di sé – attraverso lunghi silenzi e gesti minimi, è il vero cuore pulsante del film. È lei a fornire l'ancora emotiva in un'opera che sceglie consapevolmente un approccio più ellittico e contemplativo.   

Tuttavia, l'indubbia forza estetica del film e la bravura della protagonista non bastano a nascondere alcune fragilità strutturali. La scelta di privilegiare l'immagine sulla parola si traduce in dialoghi spesso percepiti come deboli, poco incisivi, incapaci di sostenere appieno lo sviluppo dei personaggi secondari e delle relazioni. La narrazione, volutamente ellittica, a tratti rischia di apparire frammentaria e superficiale, introducendo tematiche profonde – il rapporto uomo-natura, la critica al consumismo, l'elaborazione del lutto, il conflitto tra arte e mercato – senza però riuscire sempre ad approfondirle adeguatamente. L'impressione a volte suscitata durante la visione del film è quella di essere davanti a una magnifica sequenza di quadri visivi che fatica a comporsi in un racconto pienamente coinvolgente.    


Eppure, al netto delle sue fragilità narrative, liquidare ARSA sarebbe un errore. Quest'opera prima rimane un'esperienza cinematografica che reclama attenzione, un viaggio consigliato soprattutto a quello spettatore esigente, incline a perdonare le incertezze della scrittura pur di abbracciare l'audacia di uno sguardo autoriale che osa sperimentare con la pura immagine. Abbandonate le bussole della narrazione convenzionale, ARSA chiede di lasciarsi sommergere: dalla sinfonia visiva abbacinante, dall'eco primordiale di Stromboli, materia viva e pulsante, e dalla presenza magnetica, quasi ferina, della sua protagonista il cui talento acerbo erompe con forza inattesa. È un esordio ambizioso, certo, un diamante grezzo nel suo tentativo di fondere linguaggi, ma capace di schegge di autentica poesia visiva e di innescare riflessioni tutt'altro che sopite. Un invito, dunque, a chi non teme un cinema che chiede partecipazione attiva, che seduce con l'estetica potente lasciando allo spettatore il compito di decifrarne gli enigmi.

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