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Il Fantasma nella Redazione: Come Margaux Blanchard, la Giornalista (Forse Troppo) Perfetta, ha Orchestrato un Inganno Memorabile ai Media Globali

Margaux Blanchard, la Giornalista-fantasma creata dall'IA che ha preso in giro i media. Una storia quasi comica che svela il futuro dell'informazione

Una tragicommedia digitale in cui testate del calibro di Wired e Business Insider hanno abbracciato un'autrice partorita dall'intelligenza artificiale, dimostrando che talvolta la firma più credibile appartiene a un algoritmo dotato di eccellente curriculum.

[di Massimo Righetti]

Margaux Blanchard

Accade che la realtà superi la satira con una maestria tale da lasciarci in veste di spettatori disarmati. È quanto accaduto con Margaux Blanchard, meteora del giornalismo freelance che per mesi ha sedotto redazioni di prestigio con articoli di rara brillantezza e impeccabile tempismo. Custodiva un solo, impercettibile difetto: la sua inesistenza. L'ascesa vertiginosa e il crollo fragoroso di questa figura costituiscono un groviglio così contemporaneo e paradossale da meritare una cronaca dettagliata, accompagnata forse da un ghigno complice e da una dose di malinconia.

L'architrave del suo stratagemma era di una semplicità quasi offensiva. L'entità celata dietro Blanchard ha orchestrato una raffinata costruzione circolare: ogni articolo pubblicato diveniva credenziale per il successivo incarico, generando un portfolio inattaccabile. E che prosa! Un reportage per Wired su una coppia sbocciata nell'universo pixelato di Minecraft si rivelava così toccante da evocare un'"officiante matrimoniale digitale" di Chicago, una certa Jessica Hu, personaggio tanto magnetico quanto completamente fittizio. Era l'incarnazione dell'ideale editoriale, se non fosse stato per un dettaglio non trascurabile: le sue fonti possedevano la consistenza di una chimera.

L'operazione procedeva senza intoppi finché Jacob Furedi di Dispatch, editore dall'intuito affilato, non ha intercettato un suo pitch avvertendo il proprio "rilevatore di menzogne" pulsare freneticamente. Da quel momento, l'intera scenografia è implosa.

Wired, Business Insider e gli articoli rimossi
Si immaginino le conversazioni concitate e gli scambi epistolari febbrili che hanno investito le redazioni. Wired, sancta sanctorum del giornalismo tecnologico, si è trovata costretta ad ammettere che l'articolo "non aveva attraversato un adeguato processo di verifica" – confessione paragonabile a Antonino Cannavacciuolo che si scopre servire piatti precotti. Altri, come Business Insider hanno silenziato i contenuti invocando "standard non rispettati". La palma dell'ironia involontaria spetta tuttavia a Index on Censorship, organizzazione per la libertà di espressione che, dopo essere precipitata nella trappola, ha dichiarato: "Siamo mestamente divenuti vittime del fenomeno contro cui abbiamo sempre messo in guardia". È arduo non sorridere davanti a una confessione di tale candida umanità.

Quest'episodio, per quanto esilarante, getta luce sinistra sulle condizioni dell'informazione. L'intelligenza artificiale, in questo frangente, non ha sfondato alcuna porta; ha semplicemente rinvenuto la chiave lasciata sotto il tappetino. Ha sfruttato un ecosistema che corre affannato, dove l'urgenza della pubblicazione e la fiducia accordata a un portfolio digitale talvolta abbassano le difese. Il vero talento di un'IA come quella che ha dato vita a Blanchard non risiede esclusivamente nella capacità scrittoria, ma nell'arte di allucinare fatti con tale sicurezza da renderli plausibili. È il cugino che durante le feste natalizie narra vicende incredibili con serietà tale da conquistare, anche solo per un istante, la credibilità dell'uditorio. Un Big Fish di Tim Burton applicato al mondo dell'informazione.

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Quale eredità consegna, dunque, la meteora Margaux Blanchard? Un enigma stimolante. La fiducia del pubblico, già merce rara, subisce un'ulteriore erosione. Le redazioni dovranno affinare i propri strumenti, forse arruolando editor il cui compito sarà distinguere un colloquio autentico da una conversazione con un chatbot particolarmente eloquente? In un panorama saturo di contenuti sintetici, il valore di un giornalista in carne e ossa – con le sue domande scomode, la sua empatia e la sua testarda ricerca della verità – potrebbe assumere paradossalmente maggior rilievo.

L'insegnamento di Margaux Blanchard, in definitiva, è cristallino: gli algoritmi sanno assemblare parole, ma solo un essere umano può narrare una storia. E gli umani, fortunatamente, hanno ancora innumerevoli storie da raccontare. A meno che – e qui si cela forse la vera lezione – una storia partorita da un algoritmo non sia riuscita a risultare più avvincente di quelle che produciamo noi, sempre più uniformi e prevedibili. E questa, ammettiamolo, sarebbe la rivelazione più affascinante di tutte.

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